La maggioranza dei militanti 5 stelle ha dunque votato a favore della abrogazione del reato di clandestinità. La strada per arrivare a questo risultato è stata lunga, tortuosa, non priva di contraddizioni. C’è chi ricorda la scomunica ai parlamentari 5 stelle che, in commissione, votarono insieme ai colleghi del Pd e di Sel a favore della abrogazione del reato di clandestinità, chi, invece, ricorda le ambiguità del Pd su altre materie, chi contesta modi e forme dello stesso referendum on line, chi esalta la lungimiranza di Grillo e Casaleggio e chi contrappone alla consultazione in rete gli oltre milioni di donne e di uomini che hanno votato alle primarie del Pd.
Tutto questo ” tintinnar di lingue” rischia di produrre un solo risultato: annullare il valore, nel metodo e nel merito, del referendum che ha visto prevalere i favorevoli ad una posizione ispirata alla accoglienza, alla inclusione sociale, al rispetto dei diritti umani e civili. Vi sembra poco di questi tempi segnati dal razzismo, dalla xenofobia, da risorgenti forme di squadrismo, in Italia e in Europa?
Invece di perdere tempo con gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore, si prenda atto del risultato, si concordi una proposta comune tra quanti sono favorevoli alla abrogazione del reato di clandestinità, si vada nelle aule parlamentari e si chieda il voto. Se Alfano e i suoi non saranno d’accordo, ce ne faremo tutti una ragione. Magari, per accompagnare questo voto, si potrebbe anche pensare di convocare una grande manifestazione contro il razzismo, per dire ‘no’ a chi, camice neroverdi in testa, sta animando una pericolosa caccia alla Kyenge che ha il torto di essere donna e nera, due qualità insopportabili per i manipoli di ogni natura e colore.
Non si tratta di scendere in piazza per difendere un ministro, ma di riaffermare senza ambiguità e in modo deciso i principi della uguaglianza, della non discriminazione, della inclusione sociale, che sono poi i pilastri della Costituzione. Ritrovarsi insieme per dire ‘no’ alla clandestinità, al razzismo e alla squadrismo non ci sembra meno importante del quotidiano e reciproco scambio di invettive.
Nella foto la ministra Cecile Kyenge insieme al direttore di Articolo21 Stefano Corradino e al direttore di Change.org Salvatore Barbera che hanno raccolto 130mila firme contro le dichiarazioni di Calderoli