di Gerardo Adinolfi
Maria Nocerino scagionata dal reato di “induzione a manifestazioni violente e occupazione di suolo pubblico”. Quattro mesi in primo grado
Nel 2011 fu denunciata e condannata in contumacia per aver svolto il suo lavoro da giornalista. Dopo tre anni, in appello, la cronista Maria Nocerino è stata assolta con formula piena perché il fatto non sussiste.
“Una buona notizia” – commenta la giornalista, che è iscritta all’Ordine nell’elenco dei pubblicisti ed ha lavorato come ufficio stampa del Comitato “Il Welfare non è un lusso” ed ora collabora da Napoli con Redattore Sociale, il quotidiano Roma e fa parte dell’ufficio stampa di Gesco (un gruppo di imprese che operano nel sociale) – “anche se non avevo mai temuto di non essere assolta”.
LA CONDANNA – In primo grado il Tribunale aveva stabilito quattro mesi di reclusione che erano poi stati commutati in una pena pecuniaria di 15 mila euro, alla giornalista, all’ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli Sergio D’Angelo e all’operatore sociale Gianni Manzo. Il reato era quello di “induzione a manifestazioni violente e occupazione di suolo pubblico”. Ora, con l’assoluzione, tutte le accuse sono cadute.
LA MANIFESTAZIONE – Il 21 gennaio 2011 i tre parteciparono ad una mobilitazione organizzata a Napoli dal comitato per la difesa del welfare. L’iniziativa si concluse con un presidio all’esterno del teatro San Carlo. L’accusa era quella di aver istigato i partecipanti a occupare il suolo pubblico davanti all’edificio.
LA DIFESA – “A quella manifestazione non presi parte, ero lì per svolgere il mio lavoro di ufficio stampa e di collaboratrice per Redattore Sociale su un tema che seguivo da mesi. Secondo l’accusa, una volta scesi dalla sede della Regione, dove ero con una delegazione del comitato in qualità di addetto stampa, avremmo spinto la “folla” a manifestare. Ma così non è stato”. In appello, infatti, come testimoniato anche da foto e video, è stato stabilito che la cronista non era presente al presidio.
L’ASSOLUZIONE – Le testimonianze del processo hanno evidenziato che Sergio D’Angelo, in qualità di portavoce del comitato, svolse un ruolo di mediazione con gli operatori, fondamentale per evitare che la protesta assumesse contorni estremistici, estranei alla natura stessa del lavoro sociale. L’operatore Gianni Manzo, rappresentante anche del Collettivo degli operatori sociali, invece manifestò, ma come tutti gli altri, pacificamente, e non sobillò in alcun modo gli animi dei manifestanti.
Subito dopo la condanna Nocerino aveva ricevuto la solidarietà del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, dei sindacati e del Coordinamento giornalisti precari della Campania.
“Siamo venuti a sapere di essere stati condannati, senza possibilità di difenderci, nel luglio successivo”, racconta. “Insieme a D’Angelo e Manzo siamo andati in Comune a ritirare una notifica di atto giudiziario scoprendo la sentenza”, continua.
“Giustizia è stata fatta”, scrive oggi il Coordinamento. “Come denunciato circa tre anni fa, quella manifestazione, oltre a essere una manifestazione pacifica in difesa del lavoro e degli stipendi di decine di operatori sociali, vide la collega Maria Nocerino impegnata in qualità di addetto stampa del gruppo Gesco. Denunciata e condannata in contumacia, quindi, solo per aver svolto il suo lavoro giornalistico, tutelato dalla Costituzione e dalla legge italiana. Una condanna che aveva minato il principio del diritto di cronaca e, di conseguenza, il lavoro quotidiano che tutti i giornalisti svolgono per portare alla luce la verità dei fatti”.
“Il Coordinamento – continua la nota – accoglie con soddisfazione la sentenza d’appello, che assolve i tre imputati e restituisce alla collega Maria Nocerino e, simbolicamente, agli operatori dell’informazione di questa regione, la dignità del loro lavoro”.
GA – OSSIGENO