Con le feste i talk show sono andati in vacanza, come se in questo periodo dell’anno i fatti non accadessero e la gente non guardasse la TV. Questo genere è presente nei palinsesti delle tv pubbliche e private con circa 133 titoli. Il talk show è un genere così diffuso nelle reti televisive perché si producono solo parole, soltanto parole, opinioni senza musica, senza grandiose scenografie ed elaborate regie, dove i partecipanti quasi sempre non hanno compenso economico: un programma a basso costo.
Il primo anchor man che realizzò questo genere è stato Maurizio Costanzo con la trasmissione Bontà Loro nata da un’idea di Angelo Gugliemi: 70 puntate andate in onda dal 1976 al 1978. Dopo la parentesi legata all’appartenenza alla Loggia massonica P2 e al suo successivo pentimento pubblico, Maurizio Costanzo ha condotto dal 1982 al 2009, le 4391 puntate del Maurizio Costanzo Show il più longevo dei programmi televisivi italiani andato in onda per 25 anni.
Un sondaggio effettuato dallo studioso Ilvo Diamanti e pubblicato nel 2013 dal quotidiano La Repubblica rileva un calo nel gradimento dei talk show da parte del pubblico e i telespettatori sembrano essere più scetticamente increduli su quanto viene detto nei talk show più autorevoli come Ballarò, Servizio Pubblico, Otto e mezzo, In mezz’ora, La gabbia, Virus. I programmi giornalistici, compresi i telegiornali, perdono intorno ai 4-5 punti di share. Questa tendenza è confermata dagli italiani intervistati pari al 25% dell’ascolto medio di ogni singolo programma di informazione.
Negli anni settanta, Pier Paolo Pasolini sosteneva che la tv pubblica era uno strumento di condizionamento e di omologazione con il risultato di condurre i telespettatori verso un consumismo compulsivo. La televisione è un potente strumento di comunicazione poiché entra nelle case, portando la sua verità. Negli ultimi decenni la tv si è trasformata da mezzo di informazione a quello di diffusione delle opinioni di illustri intellettuali, politici, giornalisti e, in questa operazione, i talk show hanno dato un importante contributo. Pochi sono i giornalisti che conducono vere e proprie inchieste. I più danno una interpretazione dei fatti sulla base di considerazioni offerte, in studio, dagli opinionisti di turno, che con la loro specifica sensibilità danno un’interpretazione personale della realtà.
Leggere e interpretare la realtà per quello che è. Produrre contenuti e diffonderli è la missione di ogni rete televisiva. Ad esempio, TV2000, nata nel 1998, è l’emittente della Conferenza Episcopale Italiana che propone un palinsesto generalista di ispirazione cattolica. Ha una diffusione sul digitale terrestre, sul satellite e sui nuovi media. Dopo l’elezione di Papa di Francesco, TV2000 segue tutti gli atti pubblici del Pontefice e di ciò ne ha fatto la ragione principale dei suoi contenuti, aumentando in modo considerevole i suoi ascolti in funzione dei fatti, che riguardano il messaggio di Papa Jorge Mario Bergoglio, che riempie le piazze e aumenta gli ascolti televisivi, portando un messaggio di speranza alle persone e agli ultimi del mondo.
Il contenuto, quando risponde alle esigenze delle persone, rende importante il canale che lo diffonde.
Il giornalismo statunitense è un esempio, dove le inchieste, i fatti, sono divulgati dai giornalisti che, con il loro lavoro aiutano a far crescere la democrazia e sono un importante contrappeso al potere politico.
In Italia il giudizio sul giornalismo e i giornalisti lo leggiamo e lo sentiamo ogni giorno, su tutti i mezzi di comunicazione di massa. Un fatto, un’inchiesta raramente pone all’attenzione della pubblica opinione in modo rilevante, un avvenimento, pochi sono i giornalisti che ci segnalano quanto d’inconsueto accade, provocando di conseguenza una presa di posizione collettiva per modificare quanto sta avvenendo. Prendo ad esempio i fatti raccontati da Sandro Ruotolo in “Servizio Pubblico” del 22 dicembre 2013, dove sono state messe a confronto due mamme Tina Zaccaria e Marzia Cacciapuoti, con il pentito e pluriassassino Carmine Schiavone, responsabile della bomba ambientale che ha provocato la morte di molti giovani figli in Campania. La considerazione che voglio porre, è che prima di domenica scorsa, personalmente poco conoscevo di quanto è realmente avvenuto nei decenni scorsi. Devo dire, inoltre che sento di condividere la domanda posta dal pentito Carmine Schiavone del perché la popolazione non ha denunciato prima, e di conseguenza, il perché i mezzi di comunicazione di massa non hanno fatto un’inchiesta, prima che la situazione arrivasse a questi livelli, perché i responsabili politici degli enti locali (comune,provincia, regione) non sono intervenuti; i camion non sono invisibili, le gigantesche escavatrici che fanno buche profonde 30 metri, non passano inosservate. La risposta, a mio giudizio è data dalla quantità enorme di soldi che circolavano, la corruzione, la connivenza si è estesa molto in profondità e tutti si sono girati dall’altra parte. Oggi siamo arrivati alla possibilità che una parte importante del territorio di un’intera regione la Campania è una bomba ecologica che può uccidere migliaia di persone.
L’informazione dei fatti non è l’opinione dei giornalisti, degli intellettuali, dei politici: il mio sogno e il mio desiderio per il 2014 è che ci sia una inversione di marcia nell’informazione e nella diffusione di contenuti, iniziando a non andare in vacanza nelle feste, promuovendo un giornalismo investigativo, le inchieste, prendendo esempio dai paesi più evoluti del nostro, dove la conoscenza provoca una reazione conseguente alla gravità dei fatti, un reale contrappeso della democrazia.
Buon 2014