di Alessandro Mantovani, Fabrizio Morviducci, Ciro Pellegrino, Massimiliano Saggese, Roberta Serdoz*
Nessuno escluso. Nel titolo della tre giorni di Assisi sull’informazione c’è racchiuso tutto. Sono anni difficili, il lavoro non c’è e le pressioni a cui sono sottoposti giovani colleghi, precari o anche chi non ha più un contratto diventano giorno dopo giorno sempre più forti e inaccettabili. L’otto novembre del 2011 il Consiglio Nazionale dell’Odg, non senza difficoltà, ha approvato un documento fortemente innovativo: la Carta di Firenze.
Pochi mesi prima si era suicidato un giornalista precario di soli 41 anni, Pierpaolo Faggiano (nella foto), la Carta è dedicata a lui.
Da allora, con gran fatica, di passetti in avanti ne sono stati fatti, troppo pochi, però, per potersi dire soddisfatti. Come Osservatorio permanente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti sulla Carta di Firenze, ci preme mettere nero su bianco alcune riflessioni che devono quanto prima entrare a far parte del nostro linguaggio e del nostro modo di essere “Giornalisti”, quelli con la G maiuscola.
Il primo diritto di un giornalista è la tutela della sua autonomia, della sua libertà. E’ ovvio che ciò rischia fortemente di venire meno in caso di precarietà lavorativa. “Un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarsa certezza e prospettiva e talvolta, per carenze di risorse economiche, anche poco professionalizzato, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile di informazione e di critica posto alla base dell’ordinamento professionale” (Carta di Firenze ndr). Difficile, dunque, a queste condizioni sentirsi inclusi.
La Carta nasce per garantire un maggiore riconoscimento e rispetto della dignità e della qualità professionale di tutti i giornalisti, dipendenti e non, collaboratori o freelance. Una dignità sempre più spesso lesa da inadeguate retribuzioni, da ricatti e anche, dispiace dirlo, da scelte scellerate di organizzazione del lavoro fatte da colleghi più alti in grado, che rivestono ruoli di coordinamento. Se un editore decide –ad esempio- che bastano due giovani colleghi pagati, ad essere molto ottimisti, dieci euro a pezzo per portare avanti una redazione, sta poi al direttore o al suo vice o anche al caporedattore dire no. Il punto (art. 2 “ Carta di Firenze ndr), ben espresso nella Carta, è considerato scabroso perché va ad incidere direttamente sui comportamenti interni alla redazione, toccando con forza quei rapporti di collaborazione e solidarietà tra giornalisti già chiaramente definiti nella legge 69/1963. “Tutti i giornalisti, senza distinzione di ruolo o incarico hanno pari dignità e sono tenuti alla solidarietà e al rispetto reciproco” (art 2 comma 3 legge 60/1963ndr), così è scritto, non salvaguardare ciò finisce per minare i principi deontologici di responsabilizzazione. Insomma il rischio sempre più frequente è che non è solamente l’editore a “sfruttare” un sottoposto ma anche il collega più alto in grado, violando così regole vecchie di cinquanta anni. Noi tutti siamo tenuti a denunciare irregolarità, esercizi abusivi, mancati giorni di riposo o ferie; siamo tenuti a controllare anche chi, titolare di trattamento pensionistico Inpgi, non venga “nuovamente impiegato dal medesimo datore di lavoro ed inserito, con contratto autonomo, nel ciclo produttivo” ( art 2 punto f Carta di Firenze ndr)
Non potendo ignorare i profondi mutamenti che la professione giornalistica sta vivendo in questi anni, cambiamento dei mezzi di informazione e sviluppo della tecnologia, dobbiamo aver ben chiaro che l’unica cosa che non andrebbe modificata è il “ruolo” del giornalista e gli “obblighi” che abbiamo nei confronti di lettori e radio telespettatori.
L’Odg insieme alla Fnsi si sono impegnati a vigilare, per tutti i giornalisti, su un’equa retribuzione che permetta un’esistenza dignitosa come scritto anche nella Costituzione; a porre un freno allo sfruttamento e alla precarietà; a verificare percorsi di regolarizzazione contrattuale e successivamente a promuovere evoluzioni di carriera; a riscontrare le adesione alle casse previdenziali e di assistenza sanitaria. Punti irrinunciabili per la tutela della vita professionale di un giornalista, indispensabili per far si che nessuno possa sentirsi escluso.
Di lavoro da fare ce ne è tanto, servirà tempo per vedere affermati i valori che la Carta propone, tempo per entrare in quella che ci piace definire una“nuova cultura del giornalismo”, non basteranno quindi sanzioni e denunce, servirà impegno e partecipazione dell’intera categoria.
Noi, come Osservatorio permanente, ci stiamo impegnando. Sono tante le segnalazioni che ci arrivano dai colleghi tramite la mail
noallosfruttamento@odg.it. Da luglio 73 colleghi hanno denunciato iniqui compensi, sfruttamento, ricatti. Trentuno casi sono arrivati alle procure. Qualcosa si muove ma per vincere insieme serve l’aiuto di tutti, ordini regionali inclusi. Il Lazio è stato il primo in assoluto a delegare una consigliera, Giovanna Sfragasso, alla sensibilizzazione verso i valori sopra espressi. Ripartiamo allora dal titolo del Forum di Assisi: insieme, nessuno escluso.
* Osservatorio permanente del Consiglio Nazionale dell’ODG sulla Carta di Firenze
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