Oreste Flamminii Minuto, indimenticato maestro di generazioni di avvocati che hanno a cuore il “diritto alla corretta informazione”, ha saputo cogliere e valorizzare per primo, in tempi non sospetti, le ragioni di un impegno in difesa dell’autonomia e della libertà del giornalismo in Italia. Nella coscienza di molti di noi risuona ancor oggi l’eco delle sue veementi invettive a sostegno di quei “farabutti” che in territori di frontiera – esposti alle pressioni dei potentati economici, della politica, degli editori, delle mafie, assai spesso unitariamente rappresentate dalle medesime persone – assolvono con coraggio alla loro missione di “cani da guardia della democrazia”. I nuovi e vecchi media sono, in effetti, un pilastro dello stato costituzionale moderno che va consolidato col cemento di una ponderata riforma normativa che sia veramente integrale, funzionale, sistemica, progressista e non involutiva, sensibile ai diritti individuali ma non oscurantista. Il dibattito in corso nelle aule parlamentari sull’ipotesi di modifica della disciplina vigente in materia di diffamazione a mezzo stampa lascia intravedere, in tal senso, non pochi elementi di criticità. Al di là dell’apprezzabile decarcerizzazione della fattispecie di reato di cui all’art. 595 c.p. e art. 13 legge n. 47/1948 e dell’estensione del segreto professionale anche ai giornalisti pubblicisti, davvero molto rimane e rimarrà da fare per adeguare realmente il nostro ordinamento giuridico ai parametri di buon senso e di legalità che trovano ben maggiori riscontri in altre parti d’Europa. La novella legislativa ignora di fatto, quasi completamente, i profili civilistici di tutela del giornalista che si ritrova ad essere vittima preferenziale di azioni legali “temerarie” e di uno stalking giudiziario chiaramente intimidatorio, mascherato sotto il velo sottile dell’abuso del diritto. Le proposte elaborate nell’ambito del gruppo di lavoro avviato nel quadro dello Sportello Querele Temerarie istituito presso la FNSI e l’Associazione Stampa Romana, a cui partecipano fra gli altri gli avvocati Domenico D’Amati, Bruno Del Vecchio e Andrea Di Pietro, sono una base progettuale da cui partire insieme per andare incontro alle attese dell’opinione pubblica e alle esigenze di chi pubblica notizie ed opinioni. Il Forum di Assisi dovrà favorire una sintesi fra diritti apparentemente contrapposti che non assuma i contorni avvilenti del compromesso politico ma il profilo più nobile della giustizia.
* Sportello Querele Temerarie “Roberto Morrione”