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Legge di stabilità.Così si tutela il popolo delle partite Iva

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Di Cesare Damiano

Il popolo delle partite IVA, seppur variegato, può essere accomunato da una caratteristica: lavoratori senza alcuna tutela. Le partite Iva “individuali” , coloro cioè che versano solo alla Gestione Separata Inps, sono circa 200mila. Un esercito di dimenticati sulla testa dei quali, secondo la vigente legge Fornero, dal primo gennaio 2014 ricadrà anche l ’aumento dei contributi Inps dal 27 al 28%. Un punto percentuale in più dell’aliquota che, tra l’altro, quest’anno è rimasta congelata in virtù di una iniziativa parlamentare del Pd presa nella scorsa legislatura. La “riforma” Fornero prevede, inoltre, un innalzamento progressivo – da qui al 2019 – dall ’ attuale 27 al 33%, una crescita che rappresenta una vera e propria ingiustizia se si considera che questi lavoratori dovrebbero essere equiparati agli autonomi piuttosto che ai lavoratori dipendenti.

 

Un rapporto di lavoro caratterizzato dalla precarietà

Il Pd è impegnato, nella battaglia sulla legge di Stabilità, ad evitare l’incremento di un punto percentuale che dovrebbe scattare dal prossimo anno a carico delle partite Iva, la cui età media è sempre più alta. Persone obbligate a vivere in una perenne condizione di discontinuità occupazionale, debolezza sociale ed incertezza, che ne limitano la progettualità di vita. Ma non vogliamo fermarci al blocco della aliquota previdenziale Inps per una categoria che vede molti datori imporre questo tipo di rapporto di lavoro caratterizzato dalla precarietà, piuttosto che stipulare un normale contratto di lavoro subordinato.

Le partite Iva non usufruiscono della indennità di disoccupazione e non godono di alcuna forma di cassa integrazione o di mobilità, sia essa lunga o corta. Da anni ci battiamo per affermare un principio di diritti universali di base per il lavoro dipendente, parasubordinato e autonomo, al fine di garantire adeguate tutele a tutti in caso di disoccupazione. Negli anni scorsi l’istituto di ricerca Isfol stima la presenza di almeno 300mila finti lavoratori autonomi con partita Iva in Italia, ai quali vanno aggiunte circa 700-800 mila persone inquadrate con contratti di collaborazione a progetto (co.pro) e collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.). Nella passata legislatura eravamo gi à intervenuti per sospendere l’incremento contributivo ed è nostra intenzione formulare la stessa richiesta anche per il 2014, perché comprendiamo perfettamente la differenza tra una partita Iva autentica ed una persona che svolge a tutti gli effetti un lavoro dipendente camuffato. Non va inoltre dimenticato come sia necessario riconoscere che chi svolge un lavoro autenticamente professionale dovrebbe avere una riduzione del suo contributo previdenziale al livello degli autonomi, che si ferma al massimo al 24%.

Nell’immediato faciliare l’accesso al bonus precari

 

In ogni caso riteniamo che, nell’immediato, per favorire le attività maggiormente caratterizzate dalla precarietà, che sono principalmente a carico delle giovani generazioni, si debba facilitare l’accesso al bonus precari, disboscando le regole burocratiche che limitano la possibilità di percepirlo. Bisogna altresì rendere operativo un criterio di “equo compenso” per chi non dispone di un contratto nazionale di lavoro di riferimento, come nel caso del lavoro a progetto.

Un altro punto che consideriamo strategico per innescare il circolo della ripresa è quello di reintrodurre il cosiddetto “forfettone” (regime fiscale dei contribuenti minimi) istituito dal Governo Prodi e svuotato poi da Tremonti.


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