Giancarlo Licata, un altro amico che ci lascia, un amico di Articolo 21, un militante del buon giornalismo, un inflessibile combattente contro ogni illegalità. Nei dolorosi quattro anni di combattimento quotidiano con la malattia, Giancarlo non ha trascurato mai le sue responsabilità di capo redattore di “Mediterraneo”, anzi ha trovato il tempo e la voglia di realizzare anche un importantissimo documentario sulla morte di Paolo Borsellino e i troppi misteri che ancora la circondano. Ho presentato con Giancarlo, in varie situazioni, il suo lavoro, la sua “Tela strappata” che ricostruisce con le immagini di archivio i tanti dubbi e le domande irrisolte che fin dal primo momento i colleghi della Rai siciliana si ponevano nei servizi dopo la strage di Via D’Amelio, nell’ormai lontano 1992. E’ un documento straordinario, che andrebbe fatto vedere nelle scuole d’Italia. Credo anche che la nostra azienda avrebbe dovuto dare un riconoscimento diverso a Giancarlo, e adesso è tardi. Giancarlo era un giornalista a tutto tondo, una bella penna con grandi doti organizzative, che aveva messo in luce da capo redattore della sede Rai di Palermo e da capo redattore di “Mediterraneo”, il primo – e unico – programma realizzato congiuntamente con altre televisioni, a partire da quella francese, che gravitano sulle sponde del “mare nostrum”. Da direttore della TGR avevo scelto Giancarlo nel 1994 come responsabile della redazione di Palermo nella logica di far investire l’azienda sui migliori talenti di ogni sede regionale e non me ne sono mai pentita: un politico di cui ora si sono perse le tracce disse che dovevo essere “arrestata” per aver promosso Licata. Ne fui e ne sono orgogliosa. Mi mancherai tanto caro Giancarlo.