BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

A Sedriano giù a nord

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Ero a Sedriano ieri. Pochi giorni fa un sms di Ester Castano m’invitava a partecipare ad un’iniziativa antimafia: “dai Gaetà vieni”. Voglio bene a Ester, la ritengo una penna eccezionale e una persona onesta. Dico di sì, chiamo il direttore Corradino e chiedo il “mandato” che puntualmente arriva.

Metto nello zaino alcune cose e parto. Ma per dove e perché; il comune di Sedriano è stato appena sciolto per infiltrazioni mafiose.
La ‘Ndrangheta la fa da padrone, ed l’ex Sindaco (grazie alla magistratura e non agli elettori) Celeste del Pdl amministrava fino a mercoledì scorso col consenso popolare ottenuto, dicono in paese, per il suo essere affabile con i cittadini, uomo di chiesa con tanto di Madonna nel suo studio.

Ora non vi angustiate nel cercare Sedriano nelle regioni del sud. Perchè è in provincia di Milano, ma non si direbbe. Arrivarci da Bologna è una impresa, tre cambi ed un ginepraio di avanti ed indietro in quei vagoni targati “Lenord” che puntualmente arrivano in ritardo così come la Lega Nord di Maroni ancora basita della presenza delle mafie in Regione.

Ma si arriva.
Se dovessi descrivere con una parola il paese utilizzerei “triste”, ma non basta, mi serve un’analogia per spiegarmi. Io vengo da una terra di mafia (la Sicilia) e per anni nel mio paese (Raffadali) si è respirata un pesante aria di mafiosità essendo il feudo della famiglia Cuffaro (si quella del buon Totò attualmente in carcere per associazione mafiosa).

L’impatto con Sedriano mi ha catapultato in un tremendo Dèja’ vu, l’aria che si respirava ieri in quel lembo lombardo era la stessa della Sicilia, come se le distanze fossero cancellate in una bolla che annienta e appiattisce tutto. I volti della gente che guardava storto i “forestieri” in un clima di grigiore che sembrava trasferirsi dalla volta celeste in città. La sorpresa più brutta di certo è l’ingresso nella piazza della manifestazione. Poca gente, pochissima. Altri ricordi, altre comparazioni.

Sedriano (Mi) conta 11 mila abitanti, poco meno della mia Raffadali (Ag). Il “potente” è battuto quindi la manifestazione cadeva a pennello come una sorta di “liberazione” dall’oppressione delle mafie, si poteva andare in piazza senza alcun rischio, anzi si doveva andare in piazza almeno per riscattare anni di omissioni e silenzi. Invece nello slargo che costeggia il Municipio al saldo dei militanti (quelli con le bandiere e gli striscioni) e quelli venuti da fuori i sedrianesi saranno stati una 30, massimo 50, in tutto meno di 200. Quando si manifestava a Raffadali, e lì il potente era ancora potente e la lotta alla mafia era un rapporto “fisico” con chi ti intimidiva, si era in centinaia.

Ma c’è di più, l’ iniziativa, i presenti sembravano alieni al luogo, “diversi”. Con la cittadinanza che durante il corteo si barricava dietro le finestre e con i passanti che incrociavano la manifestazione  intenti ad allungare il passo o girare la testa da un altra parte. Grigio su grigio ammantato di un omertà viscida nel profondo nord. E poi i giornalisti “ufficiali” come avvoltoi alla ricerca del “personaggio” per tirare su due righe ed i politici che negli interventi citano, citano ma non dicono nulla.

L’abbraccio con Ester Castano e gli amici di “L’Altomilanese”, le parole forti e giovani del Presidente dell’Anpi e quelle del rappresentante della Carovana antimafia Igor Bonazzoli hanno dato un tocco di colore e speranza ad una manifestazione che lascia più inquieti che contenti. Questa la cronaca di un racconto da profondo sud innestato invece nella “civilissima” Lombardia.

Ora viene il peggio. Spenti i riflettori, tornati a casa le istituzioni, chi ha combattuto questa partita ritornerà a respirare solitudine. E’ una storia che conosciamo, comune in un paese dove le mafie non vengono mai seriamente combattute e l’antimafia sociale delegata agli “altri”.

Per questo lo zaino con la targhetta “Articolo21” resta pronto per ripartire. Perchè la lotta alla mafia è una partita di comunità e solidarietà, gli uomini e le donne di Sedriano e i giornalisti di “L’Altomilanese” che non hanno paura possono contare su una certezza, anche se piccolissima, che noi ci saremo sempre.


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