La conquista russa dell’europa è cominciata a Damasco. Niente cosacchi: solo omofobia, xenofobia, antisemitismo, islamofobia e… petrolio: suo e iraniano.
di Riccardo Cristiano
Già anni fa il gruppo musicale Mano Negra si era fatta un’idea abbastanza precisa della situazione in cui ci troviamo. Nel testo della fantastica “machine gun” si legge: ” alle sei della sera, ora di Parigi, c’è un conflitto in Iraq? Se è così, si tratta di un conflitto mondiale? E se è così, si tratta forse della fine del mondo?”
Indubbiamente il millenarismo apocalittico ha avuto un peso enorme nelle dinamiche qaediste e khomeiniste. Proprio questo, il “sogno apocalittico”, osserva Michel Hajji Georgiou,ha spinto verso la violenza nel nome di Dio. I qaedisti scorgono i segni dell’apocalisse islamica nelle guerre, nelle esplosioni, che avvicinano dunque la fine del mondo e quindi il giorno del giudizio, il giorno di Dio!
Anche i khomeinsti hanno questa visione. Per loro sarà il ritorno del mahdi, l’imam occultato, a segnare quel giorno. E la guerra con Israele è un segno apocalittico, un evento previsto e profetico.
Qualche qaedista, che si immola felice, a queste robe forse ci crede pure. Ma il sayyed Hasan Nasrallah, capo di Hezbollah, crede di più al miliardo di dollari che annualmente l’Iran versa nelle sue casse per rendere plausibile il sogno, esistenziale, di uno sbocco “persiano” al Mediterraneo.
A un certo punto questo sogno stava per tramontare definitivamente. L’insurrezione del proletariato siriano contro la nobiltà assadita stava per mandare in frantumi un disegno perseguito da decenni. E’ stato allora che la guida suprema della rivoluzione iraniuana ha convocato a Teheran il capo di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ordinando di intervenire in Siria. Nasrallah, contrario all’avventura, ha dovuto piegarsi. Era consapevole che la sua organizzazione avrebbe perso prestigio arabo, un conto è presentarsi come i paladini del mahdi che combattono gli ebrei (sì, loro dicono gli ebrei, non Israele) avvicinando così la salvifica ora del giudizio universale, un conto presentarsi come degli assassini di musulmani sunniti. Ma come dire di no a chi ti tiene in vita con un miliardo di dollari ogni anno?
Contemporaneamente Khameni ha versato altri 700 milioni di dollari mensili per invertire il corso degli eventi in Siria. Ma la disastrata economia nazionale iraniana non poteva permettersi un simile sforzo troppo a lungo. Ecco perché bisognava invertire il corso degli eventi in tempo per le elezioni presidenziali, dove si sarebbe consentita l’elezione di un moderato, Rouhani. Ottenuto sul terreno quel che si voleva, il controllo territoriale dall’Iran, attraverso l’Irak e la Siria, fino al Mediterraneo, si sarebbe fatta l’ora per trattare con Washington: visto che il denaro investito era tantissimo e le sanzioni sono devastanti, oltre non si poteva andare, il negoziato era urgente, non rinviabile. Ottenuto tutto sul terreno si doveva trattare e cercare di chiudere la partita, dando a Rouhani l’incarico di trattare solo sul nucleare: le conquiste territoriali e diritti umani dovevano essere “bottino” già acquisto!. La trattativa si fa a pancia “strategica” piena. E cosi è andata. Il professor Antoine Courban su l’Orient Le Jour l’ha messa grosso modo così: “la sconfitta patita da Alessandro Magno era ormai finalmente vendicata. ” Dunque.
Ritrovarsi i persiani sul Mediterraneo è un bel cambiamento storico. Al quale zar Putin ha voluto però mettere il cappello, o il rubinetto se preferite. Con Gazprom Bank a Beirut, con l’acquisto cash di Cipro e della Grecia, lasciata alla deriva dagli irresponsabili europei che la considerano un inutile orto che produce solo olive, l’Europa è presa, ma dai russi, dove il greggio persiano arriverà per il tramite delle pipe line russe.
Khameney è pronto ad accettare un “patronato” russo, alla condizione di essere il vero partner, e per far questo gli serve un’egemonia persiana sugli arabi, che si ottiene solo dividendo gli Stati arabi sul modello iracheno: entità irrilevanti, e etnicamente o confessionalmente omogenee.
Prospettiva che alletta la destra cristiana. I patriarchi più politicamente vicini a quella che qui da noi è la cultura tradizionalista o lefebvriana sono saliti a bordo con entusiasmo. Basti dire che uno di loro ha mandato un suo rappresentante a Tehran ad un incontro sull’intifada al quale partecipavano Khameney, il capo di Hezbollah e il capo di Hamas, proprio mentre il povero Abu Mazen parlava di riconoscimento della Palestina (in pace con Israele) all’Onu . Omaggio al Mahdi Guevara. Qualche mese dopo quello stesso “delegato del patriarca” invitava il governo libanese a negare il visto d’ingresso ad una polacca che intende raggiungere uno strano record da Guinness: giacere a letto con uomini di ogni paese del mondo . Omaggio alla teocrazia. Uno strano mix di “guevarismo” e “franchismo” che sta avendo un gran successo.
Una sinistra becera e ottusa fa da gran cassa a una destra identitaria cristiana che ha un obiettivo chiaro: creare nell’ Oriente arabo un cristianesimo identitario, miliziano, antisemita, anti islamico, in cuor suo anti arabo, amico dell’Iran che li proteggerebbe nelle enclave che costoro sognano di costruirsi qua e là.
Putin è l’ideologo, il maestro propagandistico di questo disegno egemonico che si avvale del rossobrunismo mondiale da lui costruito o finanziato o facilitato, e che ora si affaccia con la costola lefebvriana anche in Italia, con i funerali ostentatamente offerti a Priebke: in Francia, le gesta della Le Pen sono note, e così via. Non a caso Putin al riguardo della crisi siriana ha detto: “difenderemo la Siria, e soprattutto i suoi cristiani ortodossi”.
Ma perché Putin, l’omofobo, l’antisemita, lo xenofobo, spende tanto tempo e tante energie in tutto questo? Perché sa che l’Europa è in crisi identitaria, avvolta nelle sue paure. E ora che è prossimo, grazie alla sagacia di Obama, a controllare tutto il nostro flusso energetico, gas e petrolio, sa che d’accordo con l’Iran può riuscire nel nostro silenzio a trasferire il governo del blocco euroasiatico dalle parti di casa sua. “Il rischio – osserva il professor Courban- è che l’europa diventi una piccola, insignificante appendice del nuovo impero russo.” Che non a caso soffia su antiamericanismo, omofobia, xenofobia, antisemitismo, islamofobia.
Piccola nota a nota a margine. Tutti sanno della preghiera per la pace in Siria, due anni e mezzo dopo l’inizio di quella guerra, indetta dal papa a inizio settembre a Piazza San Pietro. Ecco il testo con cui i lefebvriani non si sono certo detti contrari, ma dissociati da un SOLO aspeto.
“L’aggravarsi della minaccia di un attacco contro la Siria da parte degli Stati Uniti, con il conseguente probabile coinvolgimento delle grandi potenze mondiali, ha spinto il Sommo Pontefice ad organizzare sabato prossimo una veglia di preghiera per chiedere al Signore il grande dono della pace. Ciò che lascia molto sorpresi è che Papa Francesco sembri escludere l’adorazione eucaristica, per pregare insieme ai rappresentanti di altre religioni, così da non “disturbare” i membri di altri culti.[1] Crediamo fermamente che la pace non può essere opera di accordi umani a prescindere da Gesù Cristo, Re dei re e principe della pace. Non è possibile lasciare da parte il Signore proprio in questo momento estremo, in una veglia che doveva essere di preghiera al solo vero Dio e che invece contribuirà a diffondere il relativismo religioso.[2] Gesù ha detto nel Vangelo: “Senza di me non potete fare niente” (Gv 15,5) e ancora: “Ogni cosa che chiederete al Padre mio nel mio nome, ve la concederà”. Per questo la Fraternità Sacerdotale San Pio X non sarà presente in piazza San Pietro sabato prossimo ma organizzerà un’ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento in tutti i suoi priorati italiani, dalle 21.00 alle 22.00. Invitiamo ognuno a pregare per riparare e chiedere la pace a Colui che unicamente può concederla, “non come la dà il mondo” (Gv 14,27): il Signore Gesù Cristo, a noi vicino nell’Ostia consacrata, che farà sì che il nostro cuore non tema e non si turbi.” L’adorazione eucaristica ovviamente c’è stata a San Pietro. Ma a loro non interessa. Gli interessava solo dire, senza dirlo, vogliamo una pace che non sia anche “loro”. Bella pace…