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Molfetta, truffe e politici

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Un problema – come quello dei rapporti tra politica e malaffare (quando e se le mafie sono assenti), o almeno delle truffe miliardarie che coinvolgono politici, amministratori e imprenditori in una città italiane – resta purtroppo di bruciante attualità e dimostra forse che dobbiamo ancora uscire da quell’ Italia lontana dai principi costituzionali e dalle leggi che conosciamo da troppo tempo. E’ in effetti quello che risulta dalle notizie, oggi annunciate dalle agenzie e dai più diffusi quotidiani, sulla costruzione del nuovo porto di Molfetta, in Puglia. La vicenda ha inizio sei anni fa (i soliti tempi dei processi in Italia!) nel 2007 quando viene appaltata la costruzione del nuovo porto commerciale della città. le indagini sono state avviate dopo la segnalazione del dirigente generale dell’Authority per la vigilanza sui contratti pubblici per possibili irregolarità relative all’appalto per l’ampliamento del porto commerciale. L’Authority era stata invitata a verificare la regolarità dell’appalto su denuncia della Società Italiana per le Condotte d’Acqua spa che ipotizzava una limitazione della concorrenza.

La denuncia si basava sul fatto che, in una clausola del bando di gara del Comune di Molfetta, veniva imposto il possesso o la disponibilità di “una daga stazionaria aspirante – rifluente dotata di disgregatore, con potenza installata a bordo non inferiore ad HP 2.500”. Secondo l’Authority, l’indicazione precisa di un requisito come questo faceva ritenere fondata la denuncia e dichiarò illegittimo il bando di gara disponendo un nuovo monitoraggio sull’appalto. La verifica si concluse poi con la contestazione di molteplici irregolarità, poi sottoposte all’esame della magistratura penale e contabile. L’area di conseguenza viene ora sottoposta a sequestro nell’ambito dell’inchiesta sulla possibile maxitruffa di 150 mlioni di euro. Sono stati già arrestati un imprenditore e un funzionario pubblico. Nell’indagine a vario titolo sono indagate oltre 60 pessone. Tra i quali ci sono il presidente attuale della Commissione Bilancio del Senato, senatore Antonio Azzolini (nella foto) del PDL, uno degli uomini del partito di destra più legato al presidente Berlusconi. Azzolini, come molti ricordano, è stato per vari e ripetuti mandati sindaco di Molfetta.
Il bello è che in favore del Comune è stato versato dallo Stato un enorme flusso di danaro, oltre 147 milioni di euro, finora ne sono stati ottenuti 82 di fronte a un’opera che, appaltata nel 2007 per un costo di 72 milioni di euro con consegna dei lavori nel marzo 2008) non solo non è stata realizzata fino ad oggi, cinque anni dopo, ma non potrà realizzarsi neppure prossimamente perchè sul fondale antistante del porto – come tanti amministratori e cittadini già sapevano – c’è la presenza di migliaia di ordigni bellici della seconda guerra mondiale e dei successivi conflitti. Sicchè le tre grandi aziende italiane coinvolte nell’appalto che sono la CMC emiliana, la Sidra e l’impresa Cidonio non sono state in grado di eseguire le opere necessarie. Secondo il tribunale di Trani, titolare dell’inchiesta giudiziaria, anche le imprese sapevano che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni ma hanno attestato falsamente che l’area sottomarina consentiva di svolgere i lavori. Di qui è nata la sopravvivenza dell’appalto iniziale e l’arrivo di nuovi fondi, sono state fatte perizie per le varianti ed è stata stipulata, nel febbraio 2010, una transazione da 7,8 milioni con le imprese appaltatrici.
Che cosa dimostra ancora una volta la vicenda di Molfetta? Almeno tre cose che vale la pena sottolineare per i lettori:
1) la prima è che, a volte quando si eseguono controlli voluti da organismi nazionali come l’Authority sulla vigilanza nei grandi lavori edilizi, ci si trova spesso di fronte a truffe e raggiri che coinvolgono decisori politici, imprenditori più un’ampia corte di clienti che cercano di approfittare dell’occasione;
2) che sembrano esserci, in troppi casi, interessi privati al centro dell’azione di amministratori e politici che pure operano a livello nazionale,vicini magari a personaggi decisivi per il governo nazionale;
3) infine, che caratteristiche di fondo del sistema politico ed economico italiano quali il personalismo, il clientelismo, la prevalenza dell’interesse particolare rispetto a quelli generali sono ancora molto, troppo presenti all’interna della classe politica della nostra repubblica.


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