“Brescia multietnica: oggi baby gang, domani banlieue”

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“Voglio confermarvi che la mancata visita della ministra Kyenge alla vostra città è stata dovuta, solo ed esclusivamente, a problemi di ordine pubblico”. E’ lapidaria la mail spedita dalla segreteria del ministro Kyenge, indirizzata a don Fabio Corazzina e Damiano Galletti segretario della Cgil di Brescia città in cui alla ministra è stato vivamente sconsigliato di partecipare alla festa dei popoli promossa dalla parrocchia cittadina di santa Maria in Silva.

“Le locali forze di polizia ci hanno vivamente consigliato di soprassedere dal recarci in quei luoghi a causa dello svolgersi di due manifestazioni di piazza
concomitanti” prosegue la missiva che racconta i fatti per come sono accaduti e non secondo la versione fornita dalla prefetta Narcisa Brassesco Pace, la
medesima rappresentante del Governo che si era già distinta per il silenzio tombale sulla vicenda del sindaco leghista che aveva tappezzato la scuola
pubblica di Adro con i Soli delle Alpi.
“Escludo nel modo più categorico che dalle autorità preposte all’ordine pubblico, prefettura e questura, sia arrivata un’indicazione in tal senso. Brescia è una città sicura” aveva infatti assicurato la titolare del palazzo del Governo di Brescia al contrario di ciò che era invece stato detto dal portavoce della Kyenge in un colloquio avuto a Monza col segretario della Cgil Damiano Galletti. “Ci avevano parlato di pressioni affinché l’incontro non avvenisse. La mail ministeriale poi smentisce definitivamente le parole della prefetta, della questura e dello stesso primo cittadino di Brescia che nei giorni scorsi hanno continuato a sostenere la tesi che nessuno aveva sconsigliato di accettare l’invito – spiega Galletti -. Il sindaco Del Bono avrebbe infatti telefonato alla stessa Kyenge per avvisarla che in occasione della sua presenza ci sarebbero state due manifestazioni promosse da Forza Nuova”.
Nulla di nuovo considerato che non c’è stata città visitata dalla Kyenge in cui Fn o simili non abbiano tentato o promosso iniziative di protesta. Ma nella Leonessa d’Italia le cose girano evidentemente al contrario se la rappresentante locale del Governo viene smentita dalla stesso dicastero che nella nota ha poi proseguito chiarendo. “Cécile Kyenge non è mai fuggita nella sua vita e, anzi, ha sempre affrontato di persona e a viso aperto ogni questione”. La nota del capo segreteria Paolo Carletti conclude: “Sono certo che in futuro, qualora la situazione politica lo consentirà, avremo una nuova occasione per incontrarci. Ne saremmo davvero lieti”.
La festa dei popoli promossa da don Fabio Corazzina non si è quindi svolta perché alla ministra è stato impedito di andarci. Le istituzioni locali hanno fatto girare la voce che la Kynge avrebbe invece declinato l’invito per motivi istituzionali. Alla motivazione hanno creduto in pochi, intanto all’indomani della cancellazione dell’iniziativa pubblica la sede locale del partito di Fiore è stata danneggiata e sul suo sito campeggiano frasi come “Fn gli unici dalla parte degli italiani”, “Brescia multietnica: oggi baby gang, domani banlieue”. Si comincia anche a parlare di “Brescia identitaria” una rete che tra le altre riunisce sigle come CasaPound. Tramontato il verde Lega, nel profondo nord è il nero che avanza.

reguitti@articolo21.com


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