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Visita ufficiosa a Roma di Mohamud, un Presidente anomalo

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La missione in Europa del Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, dal 16 al 18 settembre, può considerarsi un successo.
A Bruxelles, l’Unione Europea ha confermato la sua vicinanza e il suo sostegno al popolo somalo nel suo sforzo per risalire la china delle distruzioni in cui è caduto dal 1991 al settembre 2012, quando le sue istituzioni sono uscite dalla fase di transizione per recuperare quel minimo di credibilità e stabilità necessario alla ricostruzione. “Non state camminando di soli. Ora avete anche l’appoggio dell’UE e della comunità internazionale” ha detto a Mohamud il Presidente della Commissione Europea Barroso.
Per vero, non è da adesso che l’UE sostiene la Somalia. Nel periodo 2008-2013 l’UE ha speso per la Somalia 1,2 miliardi di cui circa 700 milioni per la sicurezza, in gran parte per AMISOM e per il training delle truppe e della polizia, e circa 500 milioni per progetti di sviluppo. Durante la riunione dello scorso 16 settembre, l’UE ha deciso di stanziare altri 650 milioni nel prossimo triennio per un “New deal” costituito da una serie di progetti di sviluppo per la Somalia caratterizzati, però, dall’innovativa tecnica di consentire un’ampia partecipazione delle strutture amministrative nazionali onde evitare il rischio di un’eccessiva dipendenza dagli aiuti esterni.
Dobbiamo augurarci che la Somalia sappia esprimere personalità adatte a gestire il suo apporto a questi progetti perché anche nel 2013 risulta al primo posto dei Failed States Index elaborato annualmente dal Fund for Peace.
Il giorno dopo la riunione all’UE, il Presidente Mohamud è venuto in visita in Italia per due giorni ed a Roma ha incontrato la Presidente della Camera Laura Boldrini, il Primo Ministro Enrico Letta, ha ritrovato la Ministra degli esteri Emma Bonino che aveva appena lasciato a Bruxelles ed ha cenato col il super Viceministro degli esteri Lapo Pistelli, con delega all’Africa ed alla Cooperazione.
Il senso più profondo della visita del Presidente Mohamud in Italia è stato quello di ricollocare l’Italia nella sua posizione storica di punto di riferimento della politica internazionale somala, un ruolo attualmente conteso tra Turchia e Gran Bretagna.
L’Italia, dal canto suo, ha mostrato di voler recuperare questo ruolo quando, insieme all’Etiopia, ha convocato per il prossimo 26 settembre, a New York, una riunione ministeriale dell’IGAD Partners Forum (IPF), che sarà presieduta dalla stessa Bonino e dall’omologo etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus a margine della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Era a Roma anche il Ministro della difesa somalo Abdihakim Haji Mohamud Fiqi che ha sottoscritto, con il Ministro della difesa italiano Mauro, il Memorandum di cooperazione nella difesa tra Somalia e Italia che consentirà di inquadrare le iniziative italiane in materia di sicurezza nel sostegno alla ricostruzione delle istituzioni somale. Questa formula permetterà di proseguire l’attività di formazione del personale militare somalo, come già avvenuto in passato a Gibuti per 200 uomini delle forze di polizia. Tra gli accordi siglati è stata prevista anche la nomina di uno specifico addetto militare italiano per la Somalia.
La Ministra degli esteri italiana Emma Bonino ha confermato al Presidente Mohamud la promessa della completa apertura della sede diplomatica italiana in Somalia in tempi rapidi. A breve i tecnici italiani saranno a Mogadiscio per un sopralluogo.
Due sono stati gli aspetti di rilievo nelle dichiarazioni di Emma Bonino al Presidente Mohamud.
La prima, circa l’importanza del superamento della crisi somala per la sicurezza globale, essendo la Somalia inserita in una fascia di forte instabilità che va dalle coste della Penisola Arabica all’Oceano Atlantico e costituisce un pericoloso retroterra per criminalità, terrorismo e flussi migratori che finiscono per affacciarsi sul Mediterraneo.
La seconda è stata dedicata ai problemi interni della Somalia. La Ministra Bonino ha affermato che la soluzione della crisi somala deve tenere conto del suo quadro regionale, affermando che il nuovo Stato somalo, certamente diverso da quello del passato, dovrà essere basato su una distribuzione di poteri e competenze equilibrata tra Stato Federale e le diverse Amministrazioni locali. Ed ha indicato nell’IGAD un importante alleato per raggiungere questo delicato equilibrio in Somalia.
Il Primo Ministro Enrico Letta ha sottolineato l’importanza storica della visita del Presidente Mohamud ed ha confermato l’impegno costante dell’Italia per la ricostruzione e la stabilizzazione della Somalia.
Assai toccante è stato l’incontro con la Presidente della Camera Laura Boldrini la quale ha ricordato come, durante la sua precedente esperienza di Portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR), sia stata particolarmente vicina ai rifugiati somali sia in Italia che nei campi profughi africani ricordando in proposito la recente pubblicazione del suo libro “Solo le montagne non si incontrano mai” ispiratole dalla storia di Murayo, la giovane somala adottata da un militare italiano, ma di cui ha incontrato il padre naturale nel campo profughi di Dadaab.
La Presidente della Camera ha anche sottolineato l’importanza delle donne nella ricostruzione delle istituzioni somale, traendone conferma dalla carica di Vice Ministro e Ministro degli esteri affidata a Fowzia Yusuf Hagi Aden. Nell’occasione, Laura Boldrini ha offerto il sostegno dell’istituzione parlamentare che presiede all’omologa istituzione somala, invitando il suo Presidente Mohamed Sheikh Osman Jowari ad una visita in Italia.
La presenza in Italia del Presidente Mohamud e dell’importante delegazione dei suoi ministri e addetti istituzionali sarebbe stata un successo pieno se non si fosse verificata la notevole lacuna del mancato incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’omissione dell’incontro, financo per un caffè, costituisce una scortesia imputabile alla diplomazia.
Ma mentre la diplomazia somala può addurre, quale attenuante, il passaggio di consegne tra il vecchio ambasciatore dell’epoca della transizione Nur Hassan Hussein ed il nuovo Ambasciatore della Repubblica federale somala Muse Hassan Abdulle, peraltro ancora in corso in questi giorni, l’Italia, quale paese ospitante, non ha scusanti. Uno sgarbo che il Presidente Mohamud non ha mancato di rilevare.
D’altra parte neppure Mohamud è esente da responsabilità essendosi assegnato un ruolo ibrido, perché eminentemente esecutivo, rispetto a quello di garante delle istituzioni che la Costituzione provvisoria, adottata nell’agosto 2012, ha disegnato per il Presidente della Repubblica Federale di Somalia allo stesso modo di come la Costituzione, in vigore dal 1948, l’assegna al Presidente della Repubblica italiana. Le lezioni della Storia in diritto costituzionale, a volte, giovano ai presidenti anomali.

 


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