Si è svolta il 21 settembre a Fiano Romano la ventunesima edizione del “Premio Feronia” ideato da Filippo Bettini, intellettuale marxista rigoroso e aperto scomparso prematuramente, cui ora la manifestazione è intitolata. Purtroppo, la morte ha sottratto alla discussione politica e culturale una delle figure più colte e interessanti del paese. Interprete di un’idea di militanza culturale forte e mai asservita: un esempio raro e difficilmente riproducibile nell’era della peggior medianicità. Alla capacità creativa e mai omologata dell’ideatore si deve anche la particolarità del premio letterario che si celebra oggi. Anzi, un antipremio. Lontano da ogni tentazione di glamour o di scintillanti (e vacue) mondanità, per la selezione del “Feronia” passano opere di valore, giudicate da una giuria di qualità presieduta da Mario Quattrucci. I premiati di questa edizione sono Nanni Balestrini, Giovanni Fontana, Philippe Daverio, Elettra Stimilli, Feridun Zaimoglu, il “Gruppo ‘63”. I riconoscimenti nelle edizioni passate sono passati da Grass a Luigi Malerba,da Dario Fo a Tabucchi, da Sanguineti a Martvejecic’, da Kadare’ ad Agata Kristof, all’iraniana esule Sharhnush Parsipur, al greco Patrikios. Fino all’autore cinese in esilio Gao Xingjian, prima dell’assegnazione del Nobel. E già, perché nelle iniziative lontane dal cuore degli interessi, davvero libere, si prefigurano tendenze e artisti altrimenti soffocati da altre priorità. E numerose altre personalità sono passate da Fiano Romano, cittadina in cui l’amministrazione ha una particolare sensibilità per l’attività culturale.
Parlare del premio-antipremio Feronia è particolarmente attuale, perché la proliferazione degli appuntamenti letterari si è fatta davvero abnorme, quasi a coprire così, mascherandola, la crisi dell’industria culturale italiana. La diffusione dei libri e dei giornali è in seria caduta, partendo –tra l’altro- da basi già gracili, e il resto delle attività non sta certo meglio. I premi, quindi, sono spesso un mero strumento di marketing per vendere almeno un po’. Solo qualche titolo esce dal rapido oblio cui sono destinati moltissimi scritti di valore. Ma senza sponso e senza lobby alle spalle. La censura di mercato impera. Ecco, dunque, perché Filippo Bettini volle che una caratteristica saliente del “Feronia” fosse la possibile ” non attribuzione” di alcun riconoscimento. Insomma, un’oasi contro la corrente dell’omologazione e del pensiero unico. Che sia l’occasione per riaprire una riflessione su premi, festival e feste che latita da anni, con troppi silenzi e non poche complicità.