Il Pd non ci sta, non subisce l’ultimo ricatto di Berlusconi, rifiuta di prender tempo aspettando il parere della Consulta e persino della Corte Europea per i Diritti dell’uomo prima di dichiararne la decadenza da senatore, dunque, per Il Giornale, “Il Pd fa cadere Letta”. La Repubblica rimette le cose nel senso giusto, è il PDL che con Schifani ha detto: “Se la giunta vota, addio al governo”. “Spediti verso il berlusconicidio”, dice invece Il Foglio, dunque “crisi più vicina”. E Il Corriere: “Governo a rischio su Berlusconi”.
Questa sera alle 20 la Giunta per le autorizzazioni del Senato si riunirà ancora. Casson, Lo Moro, Pezzopane, tutti gli 8 senatori del Pd, che con i 4 del Movimento 5 Stelle, fanno maggioranza e non temono verifiche del numero legale, chiederanno di votare in uno tutte le pregiudiziali presentate dal Senatore Augello (PDL) e le respingeranno. Al tavolo del poker dove si sta giocando da 40 giorni, questo voto suonerà come un “vedo”. Berlusconi dovrà, dunque, scoprire le carte. Farà dimettere senza indugi i suoi ministri aprendo la crisi? Chiederà di essere ascoltato in Giunta guadagnando ancora qualche giorno? Si appellerà, come estrema ratio, a Napolitano? Il Fatto prevede quest’ultima opzione: “La Giunta non fa sconti, Caimano appeso al Colle”. Ma Emanuele Macaluso, amico di sempre del Presidente, sostiene che dal Quirinale il Cavaliere non può attendersi granchè: “Napolitano sarà coerente. Niente grazia tombale né voto con il Porcellum”.
Forse la farsa è alle ultime battute. Poi calerà il sipario. Mi chiedo se ce la faremo a sopravvivere senza mangiare pane e diritto all’ora di cena. Senza la Santanchè che, gli occhi stretti e la faccia scura, sibili a Piazza Pulita “magistratura Democratica è una setta segreta, è lei che governa in modo occulto la magistratura italiana”. Ci mancherà la soap opera del Cavaliere perseguitato, del Caimano privato della sua libertà, dello statista a cui vogliono sottrarre lo scranno del Senato. Ce ne faremo una ragione. Intanto Coppi, l’avvocato assunto troppo tardi, lavora per ridurre il danno e scongiurare gli arresti domiciliari che limiterebbero la libertà di incontri del condannato. Meglio i servizi sociali. Ma come ottenerli, senza che il Cavaliere ammetta, in qualche modo, di doversi rieducare e dunque di non essere puro e innocente, come pretende?
E il governo? Ieri Maria Grazia Carrozza ha annunciato l’assunzione di 26mila insegnanti di sostegno e 400 milioni di investimenti per la scuola. Non è la panacea, la scuola pubblica è stata distrutta da decenni di incuria, di tagli e di riforme contraddittorie, ma è comunque un segnale. Una parte non trascurabile dei senatori del PDL vorrebbe tenersi stretto questo governo. Se Berlusconi staccasse la spina, rischierebbe che il colpo gli torni indietro come un boomerang. E se anche riuscisse a contenere il dissenso, c’è sempre l’ipotesi di un “governo di scopo”. Ieri Vendola lo ha proposto in modo formale al Pd e al Movimento 5 Stelle, che forse si troverebbe in difficoltà a rifiutare l’offerta dopo che il Pd avrà votato la decadenza del Cav. Ma non corriamo troppo. C’è tempo per vendere la pelle dell’orso. In verità io penso che Berlusconi sappia di non avere vie d’uscita: dopo la decadenza verrebbe l’interdizione e dopo gli arresti altre condanne. Per questo penso, perciò temo che invece di mostrare le carte, Berlusconi le ritiri dal tavolo, con un colpo da illusionista. Per riprendere il bluff domani e servire un nuovo ricatto.
Magnifico, asciutto, drammatico il racconto di Domenico Quirico sulla Stampa. Parla di una rivolta laica e contro una dittatura, che ha perso l’anima, ha lasciato spazio a una feroce guerra civile, si è consegnata al demonio. Racconta di predoni spietati, che pregano Allah e buttano gli avanzi ai loro ostaggi. Li umiliano, torturano, irridono. “Tra i miei tanti carcerieri, dice Quirico, quelli di Al Qaeda sono stati i più umani”. Si indovina, dallo splendido reportage, una Siria tradita, come la sua Primavera. Aleppo in mano a bande di assatanati, i quartieri cristiani che temono un progrom, massacri e saccheggi, ad opera delle bande sunnite. Continuo a pensare che sia anche colpa nostra, di noi Europei e Occidentali, del disinteresse con cui abbiamo abbandonato la rivolta siriana di due anni fa. Non è “Dio che ha consegnato la Siria al Demonio”, frase attribuita a Quirico in un titolo, è stato Assad, con la sua repressione spietata, siamo stati anche noi, con il nostro disinteresse. Questo non toglie nulla all’orrore della “rivolta” che Domenico ha vissuto e che racconta. La sua paura, la disillusione, a tratti lo sconforto sono i sentimenti che credo provino oggi milioni di Siriani senza colpa.
Ma qualcosa si muove. Putin, che ha fatto il bullo al G20 (gli faceva troppa gola poter umiliare Obama), è poi corso ai ripari. Proposta russa di mettere sotto controllo internazionale gli arsenali chimici di Assad per distruggerli. La Siria che apre. Gli Stati Uniti che fanno intendere di essere pronti a sospendere il blitz, se solo fosse vero. Speriamo. Sarebbe un successo della pace e di Papa Francesco, più statista di tanti che pretendono di esserlo. Sarebbe la prova che “la marcia della follia”, come Barbara W Tuchman definì la spinta inerziale e irresistibile che conduce alle guerre, sta rallentando il passo e ciò che ancora pochi giorno or sono sembrava inevitabile, ora diventa almeno più lontano”. Cito da un bell’articolo di Vittorio Zucconi, che concede l’onore delle armi a Obama: “potrebbe persino essere raccontata come una vittoria – scrive – e le prime reazioni di Washington sembrano accoglierla con un sospiro di sollievo”.