Nell’attesa che il governo esca allo scoperto nella delicata partita delle nomine Rai, potrebbe essere utile ricordare sia al presidente Monti che al ministro Passera un impegno europeo – da loro stessi sottoscritto – che riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo.
Lo hanno già fatto i rappresentanti della FNSI e di USIGRAI, facendo notare che l’adesione all’Europa non è solo questione di bilanci in ordine, così come la riforma della Rai non può essere affrontata solo in chiave contabile. Lo ripetiamo noi sostenitori della campagna “La Rai ai Cittadini” promossa da MoveOn Italia, come ricordato nella lettera consegnata alla Presidenza del Consiglio il 18 aprile, in occasione del decimo anniversario del fatidico “editto bulgaro” nei confronti di Biagi, Luttazzi e Santoro.
Il 15 febbraio di quest’anno il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, riunito a Strasburgo, ha approvato una Raccomandazione sui media del servizio pubblico, sottolineando l’importanza del servizio pubblico nel garantire il diritto all’informazione in un momento di grandi trasformazioni nel mondo dei media, e nella presenza di forti concentrazioni nelle mani di pochi imprenditori (primo fra tutti, il nostro Berlusconi). Il Consiglio d’Europa, che ingloba anche l’Unione Europea, è composto dai 48 paesi firmatari della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Ed è nel nome del diritto alla libertà di espressione, tutelato dall’articolo 11 del Trattato, che i rappresentanti dei governi europei hanno ribadito l’importanza di un servizio pubblico all’altezza delle sfide del XXI secolo.
La Raccomandazione è un documento molto concreto, frutto di una riflessione sulla rivoluzione tecnologica in atto, la moltiplicazione dell’offerta, i nuovi servizi interattivi e l’esplosione del web. Non a caso il documento parla di media del servizio pubblico, prendendo atto della diversificazione delle modalità di comunicazione e dei sistemi di trasmissione. Il documento sintetizza le principali sfide aperte, ed elenca gli obiettivi essenziali affinché i media del servizio pubblico possano svolgere un ruolo di fornitori di contenuti di qualità, contribuendo “al rafforzamento della democrazia e alla coesione sociale”.
La prima priorità sottolineata dalla Raccomandazione è quella di garantire una piena indipendenza “editoriale ed operativa” ai media del servizio pubblico. E’ un obiettivo — a dire poco — trascurato nella lunga storia delle interferenze politiche in Rai. Sarebbe ora di ripristinarlo. “L’indipendenza è il principio chiave di qualsiasi organizzazione di media pubblici”, scrive il Consiglio d’Europa. “Senza una provata indipendenza di azione e di iniziativa, nei confronti del governo come di altri gruppi di interesse, i media del servizio pubblico non riusciranno a mantenere la loro credibilità e perderanno (…) la propria capacità come foro di discussione nazionale e strumento di controllo del potere”. Il Consiglio d’Europa raccomanda ai governi di bilanciare l’indipendenza del servizio pubblico con un sistema di valutazione continua, coinvolgendo anche gli utenti.
Qualsiasi azione del governo non può prescindere da questi obiettivi, che costituiscono un vincolo europeo — questa volta si! — più che benvenuto.
E’ questione di riscoprire il valore dello spazio pubblico nella vita di una comunità. A mo’ di viatico, cito da un giornale che immagino faccia parte della “mazzetta” quotidiana del governo Monti, il Financial Times: “I beni pubblici sono i mattoni della civiltà. La stabilità economica è essa stessa un bene pubblico. Così come la sicurezza, la scienza, un ambiente sano, la fiducia, un’amministrazione onesta e la libertà di espressione“. (Martin Wolf, FT 25/1/2012).