L’ “ospite d’inverno” è giunto in una torrida giornata d’agosto, in una casa alle pendici dell’Etna, per Lamberto Puggelli (nato a Milano nel 1938), maestro di regia teatrale e –nello specifico- dello scandaglio fonetico, semantico, minimalista del gesto, della parola,dello sguardo. Nell’orbita di una cognizione estetica che (pur ancorata al teatro di tradizione)non cedeva mai al solo dovere della messinscena, al dovere di firma, all’approssimazione del ‘fare ad ogni costo’. Rigoroso e crepitante, materico e raziocinante (talvolta sino allo spasimo, come nei suoi corpo a corpo con Pirandello), lo stile di Puggelli, la sua forza iconografica contemplavano infatti rigore filologico e audacia espressiva, raggiungendo (con esplicita nitidezza compositiva) esiti di esemplare intensità drammatica e poetica. Attore presso l’Accademia dei Filodrammatici, allievo di Esperia Sperani (gli amici definivano ‘fenomenale’ la sua performance, nel ruolo di Pinascia, in “El nos t Milan” di Bertolazzi), Lamberto aveva spiccato il volo iniziando a lavorare al Piccolo Teatro di Milano, all’inizio degli anni Sessanta, come assistente di Giorgio Strehler, passando per merito e sacrificio (metà degli anni settanta) a realizzare spettacoli in prima persona , tra cui “Le furberie di Scapino” e “L’avaro” di Molière,” Il Conte di Carmagnola” di Manzoni “Sidddharta” di Hesse, “Barbablù” di Dursi, “Antonio e Cleopatra” di Shakespeare, ripreso anni or sono –en plein air- una sera memorabile d’estate, fra atrio e cortile del Castello Ursino di Catania, in una atmosfera epico-favolistica di prima grandezza (protagonisti Mariella Lo Giudice e Massimo Foschi), che a noi suggerì alcune citazioni (e derivazioni) dal cinema di Kurosawa. Ebbi a scriverlo e lui ne fu lieto. **** Puggelli, che per anni fu a fianco di Giancarlo Menotti per la programmazione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, è stato anche un ottimo regista di teatro lirico, avendo debuttato (inizio anni settanta) alla Fenice di Venezia con “Oedipus Rex” di Stravinskij e “Il Campanello” di Donizetti. E allestendo poi opere del grande repertorio italiano, francese, tedesco, del sei-settecento e dell’ottocento, nonché delle creazioni del novecento nei maggiori teatri italiani (Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Catania, Trieste …) e internazionali (Londra, Amburgo, Chicago, Mosca, Barcellona, Zurigo, Washington, Rio de Janeiro, Tokio…). Al Teatro alla Scala ha messo in scena “Attila”, “La condanna di Lucullo”,” Il vino stregato”, “Andrea Chenier”, “La forza del destino”, “Il matrimonio segreto”, “Adriana Lecouvreur”, “Fedora”, con la direzione musicale di Chailly, Campanella, Patané, Gavazzeni Nella stagione 2008-2009 aveva realizzato “La Favorite” a Bergamo, “Il corsaro” a Busseto, “Bohéme” a Salerno, “Luisa Miller” a Valencia, “Medea” a Catania, “I Lombardi” a Parma. A proposito del quale, Dietmar Polaczek , critico del ‘Frankfurter Allgemeine’ annotò: “Un’esperienza di grande intensità è stata la progressione dell’allestimento di Puggelli – in termini di fascino e intensità sempre crescenti, fino a riuscire a vedere quest’opera ‘minore’ in una nuova prospettiva entusiasmante e insospettabile”. Ovvero, l’arte di scoprire ‘perle’ fra tanto ciarpame, che ha sempre assecondato la carriera di Puggelli.