Attesa e silenzio. Ma che vuol dire? Dov’è finito il popolo variopinto dei girotondi che da sempre vorrebbe Berlusconi in galera? E la corte dei miracoli che si portava dietro, quelli che si spezzavano la voce a forza di gridare contro l’invidia sociale e la persecuzione giudiziaria? Dove sono finiti? Provo a rispondere, mettendo assieme alcuni elementi di fatto.
Sono passati 20 mesi dal 12 novembre del 2011, giorno in cui Berlusconi ha dovuto lasciare Palazzo Chigi. Da allora non è più nemmeno il capo dell’opposizione, costretto ad allearsi con l’odiata “sinistra” per sostenere prima il Governo Monti, poi quello Letta-Alfano. Ha rimediato milioni di voti, è vero, ma sa di non poter più vincere. Il doppio petto gli si è sdrucito addosso. Ora persino Casini cerca di arruolarlo, come gregario, in un’alleanza “popolare”, all’ombra della “culona” Merkel e in vista delle elezioni europee. E Formigoni si affretta a giurare che una “condanna ingiusta” in nessun caso metterà a rischio il Governo Letta. Certo l’ex “celeste”, come tutti gli altri miracolati di Silvio, gli “si stringerebbe attorno” in caso di disgrazia, ma solo per rendergli la cicuta meno amara. E che dire di Ghedini, l’avvocato in politica solitamente tanto loquace, il geniale inventore del giuramento parlamentare sulla parentela di Ruby con Mubarak, tace. Zittito dal principe del Foro, avvocato Coppi, uno convinto che gli imputati si difendano nel processo, non facendo saltare il banco del processo. Per la prima volta in 20 anni, Berlusconi appare un imputato in attesa della sentenza. Un signore condannato in assise e in appello, che chiede una revisione del processo, che spera di spuntare la derubricazione del reato da truffa a semplice evasione fiscale. Una pena, sì, ma più lieve e magari prescritta. Non canta più: nessuno mi può giudicare. Non ora, almeno.
“Confermate la condanna ma riducete l’interdizione”, è il titolo vero di Repubblica, sotto un più roboante “Il giorno del Giudizio”. “Chiesto mini sconto”, dice la Stampa. E tuttavia è sempre “B. l’ideatore della frode”, si consola Il Fatto. E se per l’Unità “Berlusconi trema”, il Corriere sottolinea come il Procuratore Generale abbia comunque chiesto la condanna: “Ideò la frode, ma l’interdizione va ridotta da 5 a 3 anni”. Ecco lo spiraglio rimasto, condanna sì, ma che non lo tagli del tutto dai giochi, che gli permetta di rifondare Forza Italia e di poterla guidare, magari dopo un paio d’anni di Purgatorio, in cui vien bene che Letta resti al suo posto
Chiuso a Palazzo Grazioli, l’imputato riceve Lupi, Bonaiuti, Letta. Tiene per mano la fidanzata, Francesca Pascale, a proteggerlo dalle “vergini” che gli si offrivano impudiche e dai troppi ruffiani che lo spolpavano. Il drago a bocca asciutta non ha più fiamme da sputare. Per ora Coppi parla per lui. E il povero Sallusti non sa più cosa scrivere: “L’accusa concede solo lo sconto di due anni dell’interdizione ma ammette che ci sono errori”. In alto un “Caccia all’uomo fino all’ultimo” per dire ai lettori del Giornale: tocca aspettare!
E l’altro campo, quello della sinistra o del centro sinistra? Beh, si tratta ormai di più campi, diversi e in guerra tra loro, ora che non c’è più il Silvio ruspante a farli convivere in un’alleanza insincera. I “girotondi” versione 2013 prenderebbero di mira piuttosto Enrico Letta e il Pd. Come dice Grillo, Pdmenoelle è ancora peggio che PDL. L’idea (superficiale, come superficiale era l’anti berlusconismo) è che il Cavaliere sia ormai un problema archiviato. Aveva provato a dirlo già Ingroia in campagna elettorale: è Monti l’avversario, non più il Cavaliere. Lo dice il popolo dei tweet, che preferisce leggere l’incapacità degli eletti e degli elettori di far politica, come una questione etica. Zitto, che Giovanrdi è tuo alleato. Nel Pd, Letta, Epifani, Boccia, Speranza rispondono (o non rispondono) in modo simmetrico. Si chiedono se il governo sosterrà l’impatto della sentenza in Cassazione, qualunque essa sia. Non sono pronti per il voto, non hanno un piano alternativo, si aggrappano al Governo. Renzi invece tace, come gli aveva consigliato D’Alema. E il suo silenzio ne fa il front runner, quello da inseguire, forse l’uomo del futuro.
Domani è un altro giorno! Intanto segnaliamo che padre dell’Oglio, un uomo giusto, che in Siria si oppone ad Assad, è finito in un gorgo del deserto. Potrebbe averlo sequestrato un gruppo vicino ad Al Quaeda. Cara Emma Bonino, faccia qualcosa. Dopo essersi fatta deportare sotto il naso Alma e Alua, provi a restituirci il padre gesuita e il giornalista Quirico.
Un altro uomo di fede, il pretore di Bose, Enzo Bianchi, scrive per Repubblica delle parole importanti sul Papa che non condanna né giudica. Eccole: “Cosa è veramente grave nella vita di un cristiano? È grave giudicare gli altri con intransigenza e livore, è grave e ipocrita condannare con forza e severità gli altri perché commettono atti che spesso proprio chi condanna commette a sua volta. È ancor più grave se dei comportamenti peccaminosi diventano mezzi di ricatto, di potere, di complicità, fino a condurre battaglie comune contro ‘altri’ sentiti come nemici”. Se fosse questa la novità di Francesco, sarebbe una rivoluzione, non teologica ma vera, destinata a cambiare usi e costumi della Chiesa Cattolica. Perché darebbe un avviso di sfratto ai troppi ipocriti che popolano la messa, ai devoti che aborrono lo scandalo e assolvono il crimine, ai vescovi che corteggiano il potere di Cesare e ne giustificano abusi e atti immorali, per ottenere in cambio un bacio ossequioso della loro pantofola.
Domani è un altro giorno!