E’ talmente confusa (e grave) la situazione in Siria che adesso i ribelli rapiscono pure i preti anti regime. Padre Paolo Dall’Oglio anzi è qualcosa di più. Da trent’anni si sta battendo per il dialogo interreligioso, tentando la strada dell’avvicinamento fra cristiani e islamici. A dar retta alle prime frammentarie notizie sarebbe ora in mano allo “Stato Islamico dell’Iraq”, una struttura strettamente legata ad al Qaeda. L’ultimo contatto è di cinque giorni fa, quando è stato visto passeggiare per Raqqa, una città del nord non lontana da Aleppo, in mano ai ribelli. Ma anche su questo ci sono interrogativi poiché, sotto il nick di “Abuna Paolo” ha mandato un tweet il 28 luglio, cioè due giorni fa: “Paolo Dall’Oglio @AbunaPaolo 28 Jul – Burn off-2+ inches off your waist while shedding up to 20lbs of body fat in 30 days or less with- http://tinyurl.com/nqovg3d”.
Tutto è strano in Siria e da prendere con le molle. Certo è strano che sia stato colpito un missionario italiano (romano, quasi sessantenne) notissimo per l’avversione ad Assad, tanto da essere stato espulso l’anno scorso dal regime. Era tornato clandestinamente, passando per il Kurdistan irakeno, e continuava a battersi a fianco dei nemici di Assad, ma soprattutto per la pace. La settimana scorsa aveva anche fatto una petizione pubblica a Papa Francesco chiedendo un suo intervento per la fine della strage. Aveva appena finito di scrivere un libro sulla sua lunga esperienza siriana dal titolo “La collera e la luce”. Speriamo che l’allarme per il suo sequestro sia presto smentito in quel territorio così insanguinato, ma intanto dobbiamo vivere l’angoscia per la sorte di un prete italiano, dopo quella (ormai lunghissima) per un giornalista, Domenico Quirico. I missionari, veri eroi di pace in giro per il mondo difficile, e i cronisti, testimoni diretti delle ingiustizie e delle nefandezze, pronti solo a raccontare le storie delle vere vittime di ogni conflitto: i popoli. Adesso infatti tremiamo per padre Paolo, ma non dimentichiamo certamente l’amico e collega Mimmo, la cui sorte è da troppo tempo avvolta nel silenzio.