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I tre giorni del lutto. Il caffè di giovedì 11 luglio

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“Qui crolla tutto”. Sapete di chi è questo titolo? Del Giornale: i bombaroli temono che la bomba scoppi! Quando, ieri mattina, uno Schifani particolarmente compunto ha chiesto una riunione dei Capi Gruppo, spiegando che il suo partito stava vivendo un momento “difficile e doloroso”, mi sono detto detto: ecco, non sanno che fare. E quando ho letto su l’ansa, che Il PDL chiedeva tre giorni di interruzione dei lavori parlamentari, irresistibile, m’è scappata una battuta. 3 giorni di lutto, povero B, già celebrano il suo funerale.

E invece no. Il Fatto  lo risuscita, gli ridà il mazzo delle carte in mano: “B. ordina. Bloccare il Parlamento contro la Cassazione. Il Pd si cala le brache, ma solo per un giorno”. La Stampa: “Parlamento bloccato”. Repubblica: “Il PDL minaccia la crisi”. Il solo a non prenderlo sul serio è Giannelli. Ma, si sa, lui confeziona vignette. Così mostra Silvio che legge il giornale, si arrabbia e scatta in piedi, dà un calcio al tavolo e fa cadere la poltrona. Qual è “il grosso scoglio per la stabilità? L’aumento dell’Ira”. L’Ira, non l’Iva!

Ma già de Bortoli, il Direttore del Corriere, preferisce mettersi sotto l’ala, protettrice e accogliente, del Capo dello Stato. “Napolitano a Letta. Vai avanti. Il PDL blocca le camere con il Pd che si spacca”. Si spacca? E perché? Alla fine si trattava di concedere (al PDL), 4 ore di tempo, 4 ore non si negano a nessuno, una pausa per potersi riunire ed elaborare il lutto. Ridicolo, se volete. Ma non tragico.

Lo scarto tra buon senso e dramma, cerchiamo di spiegarlo chiedendoci cosa sia successo ieri dietro le quinte. I famosi retroscena.”Letta faccia faccia con Napolitano” scrive il Corriere. Un Presidente vibrante di preoccupazione avrebbe chiamato il Premier. “Non irritare il PDL”. Ma se fanno l’Aventino – gli avrebbe risposto Letta – il Pd non regge”. Franceschini poi che media, non tre ma un solo giorno di lutto. Il Pd che, alla Camera, va in aula con lo spirito di chi deve subire un abuso. Ma solo un poco, solo un terzo dell’abuso. Grillo, che era salito sul Colle  (come vedremo) per cercare una sponda, subito ne approfitta e scrive il copione dell’ammuina.  Alla Camera urla, strilli con qualche Pd, nostalgico del tempo andato, che spintona il 5 Stelle. Al Senato Crimi che accenna a uno spogliarello. Infine Renzi che definisce “figuraccia” , o addirittura “suicidio” il sì del Pd alla sospensione temporanea.

Perché il giorno del dolore per la prematura quasi scomparsa di B, si è trasformato nel giorno della fibrillazione del Pd e dello scontro con Grillo?

Perché il gruppo dirigente democratico, il gruppo dirigente del partito con il quale sono stato eletto senatore, purtroppo,  stenta a leggere la realtà politica. Ieri pomeriggio, Luigi Zanda ha aperto la terza e ultima sessione di un’assemblea del gruppo parlamentare al Senato sugli F35, parlando della prospettiva preoccupante di una crisi di governo e chiedendoci di non “tirare la corda” e di difendere il partito dagli attacchi grillini. Ha financo citato Kennedy e il coraggio di andare contro corrente. Alla fine, solo in 19 abbiamo votato per andare oltre la mozione della Camera e chiedere “la sospensione” del programma che prevede l’acquisto degli aerei americani. Quieta non movere. Eppure non c’è dubbio che il PDL sia, in questo momento, una tigre di carta o un pitone senza spire. Se non vi basta Il Giornale : “Berlusconi frena l’ala dura. Adesso abbassiamo i toni”, ecco Repubblica: “La giornata più lunga di Berlusconi. Bisogna bloccare la sentenza, ma non farò cadere il governo”. E per buon peso La Stampa :”Le notti insonni del Cavaliere senza un piano B”.

Quanto a Grillo, a suo agio in giacca e cravatta, è andato da Napolitano a dirgli che il paese soffre. Vero. Che qualcuno già vorrebbe sparare e solo M5S li ferma. Questa l’ha detta (grossa) solo ai giornalisti, dimenticandosi per un attimo di indossare la cravatta. Ma soprattutto ha spiegato a Napisan, che lui il governo con il Pd non lo può fare. Meglio le elezioni. Insomma  sceneggiata,  mail bombing,  titoli del Fatto, tutto solo per convincere i cittadini che devono restare puri, non devono fare politica, semmai rinunciare alla diaria e pure all’indennità parlamentare per tuffarsi in una nuova campagna elettorale. Contenti loro? Prima o poi gli elettori a 5 Stelle si chiederanno: ma questi che vogliono? Se gli dessimo il 50 più uno per cento dei voti, che farebbero? Ci restituirebbero un altro po’ di diarie? Di che pagare la potatura dei parchi in Primavera? La potatura è importante. Il governo del Paese, forse, di più.

Già, il governo. Qui sta il punto. Non si può governare la complessità, nel pieno di una crisi per niente superata, con un Governo che viva di paure e fibrillazioni quotidiane. In cui, dopo aver preso il caffè la mattina, il premier Enrico debba interrogare la faccia del suo vice Angelino. Per vedere se qualcuno lo sta costringendo a indossare una smorfia feroce o se è il solito Alfano, ben contento di stare al governo. Napolitano, dopo ieri, si sentirà ancora più colmo. Ora sui giornali si allude a uno schema nuovo, che è piuttosto una minaccia. Voto a ottobre (immagino con il porcellum), Letta candidato (del Pd) a succedere a se stesso. Grillo felice come una Pasqua. Berlusconi, dipende dalla sentenza. Uno schema che è un segnale a chi nel Pd vorrebbe fare entrare dell’aria nuova nel partito e nel Parlamento. Buoni, che tanto vi beccate il democristiano 2.0. Capito, Renzi? E un segnale ai 5 Stelle: rassegnatevi, non avrete altro capo del Beppe. Strilli, mail, ma niente politica. Che è cosa per les grandes personnes, avrebbe detto il Piccolo Principe. Boh. Tra poco sarò ospite di Agorà. Poi al Senato a votare fino a sera. Buon caffè.

da corradinomineo.it


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