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“Né liquidare né conservare”. Al convegno di Articolo21 e Fondazione di Vittorio confronto a più voci sul futuro della Rai

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“Quello che occorre da subito, è  una rete allargata di consultazione” per il costruire la Rai del futuro. ”Noi ci poniamo una questione di metodo e inclusione sociale. Perché, mi chiedo, il coraggio e’ sempre nelle svendite e mai nel liberare l’azienda dalle interferenze della politica?” La richiesta della ‘Nuova carta d’identita” e’ dunque di un ”metodo nuovo, partecipato e trasparente” e allo stesso tempo di ”un’ampia consultazione sul rinnovo della Convenzione che coinvolga scuola, associazioni culturali, dipendenti Rai e forze intellettuali”. Così Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 nell’introduzione del convegno organizzato ieri al Cnel da Articolo21 e dalla Fondazione Di Vittorio presieduta da Fulvio Fammoni che sottolinea: “Non è troppo presto per parlarne anzi è già tardi rispetto al nuovo contratto di servizio, per quello che propone, per quello che manca e per quanto non tiene in conto della rivoluzione in atto”. “Un obiettivo importante oggi è già stato raggiunto. Con questa iniziativa ci proponevamo di avviare una discussione pubblica e trasparente sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Ebbene abbiamo avuto tre importanti risposte a livello istituzionale”. ”Questa mattina – spiega Fammoni – e’ stato ribadito il no alla privatizzazione della Rai; e’ stato escluso nettamente che il governo possa intervenire con alcun decreto sull’azienda; per le modalità e le regole  della prossima nuova concessione e’ stata assicurata la volontà della più ampia consultazione pubblica, sul modello della BBC inglese. E’ una premessa indispensabile e pensiamo dunque che questa di oggi sia la prima tappa di un dibattito che proseguirà e al quale contribuiremo concretamente per un migliore futuro del servizio pubblico, sulla base di un principio di democrazia indispensabile per una informazione più libera”.

“Il convegno di questa mattina – sottolinea Giulietti – é solo l’inizio di un viaggio politico e culturale che ha l’ambizione di “Fare come in Europa” anche nel settore della informazione, levando l’Italia dalla poco onorevole posizione che oggi occupa nelle graduatorie internazionali. Questo significa risolvere i conflitti di interesse, adeguare le normative anti trust, liberare le Autorità di garanzia e la Rai dalle interferenze dei governi e delle forze politiche, a prescindere dalle maggioranze di turno.

Questo sforzo richiede il piú ampio coinvolgimento di forze politiche, sociali, sindacali, civili a partire dal rinnovo del contratti di servizio e della concessione che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai. Questi passaggi, così come accade in altri paesi, a partire dalla Gran Bretagna, debbono avvenire nel massimo della trasparenza e del coinvolgimento del cittadino che ancora paga un canone. L’annuncio dato oggi dal vice ministro Catricalá e dal direttore generale Luigi Gubitosi, di voler aprire, ciascuno per la sua parte, un percorso di verifica trasparente e pubblico , rappresenta un impegno democratico di assoluta rilevanza, al quale non faremo mandare l’apporto di tutte le associazioni del settore. Nelle prossime settimane proseguiremo nella consultazione, a Roma e nelle diverse regioni, coinvolgendo i gruppi parlamentari, le forze politiche e sindacali, le associazioni dei consumatori, e i rappresentanti di tutti quei “mondi Invisibili” che rischiano di essere esclusi dalla rappresentazione mediatica, anche della Rai.


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