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Diritti per Coppie di fatto: riprende l’iter alla camera. Un’altra bolla di sapone?

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di Marinella Zetti
Il Giornale l’ha definito “un altro blitz al Senato”. Ma sappiamo che il quotidiano della famiglia Berlusconi non ha grande simpatia per le coppie omosessuali, o meglio, preferisce buttare tutto in macchietta, burla e scherzo, anziché affrontare seriamente la situazione di cittadini di serie B privati di diritti fondamentali.
Evidentemente il Burlesque è una passione di famiglia…

IL DDL AL SENATO
Di cosa sto parlando?
Del Disegno di Legge presentato al Senato dai senatori Antonio Del Pennino (Repubblicani) e Donatella Poretti (Radicali), appoggiati da Alessandro Cecchi Paone, quest’ultimo dal 2004 è impegnato nella battaglia per la regolamentazione delle coppie di fatto.
Il Ddl prevede alcune “modifiche al Codice Civile” al fine di introdurre un “accordo di unione solidale”. Dunque niente di rivoluzionario o di equiparabile al “matrimonio”  semplicemente la possibilità di veder riconosciute le coppie di fatto. Una situazione che, secondo le più recenti stime, in Italia coinvolge oltre 600mila coppie, e non solo omosessuali.
Coppie che, ancora una volta vale la pena ricordare, non sono tutte uguali. Nel caso di eterosessuali hanno la possibilità di scegliere il matrimonio per regolarizzare e accedere ai comuni diritti, mentre per le coppie formate da persone dello stesso sesso non c’è scelta: i diritti sono semplicemente negati.
Da un po’ di tempo alcuni giudici hanno iniziato a sancire diritti anche per le coppie omosessuali, uno per tutti il caso di un impiegato di banca di Milano che, grazie a una sentenza, ha ottenuto per il suo compagno il riconoscimento a usufruire della Cassa Mutua dell’Istituto di Credito. Ma non si può pensare che tutte le coppie omosessuali debbano ricorre ai Giudici per vedere riconosciuti i propri diritti.
I diritti devono essere sanciti da Leggi emanate dal Parlamento come avviene in tutti i Paesi europei, salvo Italia, Grecia e Ungheria.

LE LETTERE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Seppure molto garbato, come va di moda di questi tempi, il Ddl presentato al Senato ha fatto imbufalire Angelino Alfano e i senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi – non poteva mancare il Savonarola dell’omosessualità – che hanno affermato: “Noi difendiamo la famiglia composta da un uomo e da una donna che devono fare figli”.
Gasparri e Giovanardi avevano già scritto a Giorgio Napolitano per esprimere il loro dissenso nei confronti della sentenza della Corte di Cassazione che il 15 marzo scorso aveva stabilito che le coppie omosessuali, hanno il «diritto alla “vita familiare”» e a «vivere liberamente una condizione di coppia» con la possibilità, in presenza di “specifiche situazioni”, di un «trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata».
Devo dire che ogni qualvolta sento un esponente del Pdl ergersi a difensore della famiglia, provo una rabbia e un disgusto infinito pensando ai comportamenti del leader del Pdl; sì proprio quel Berlusconi che faceva le “gare di Burlesque” nella propria dimora di Arcore o ad altri che pur battendosi il petto e inneggiando alla famiglia e ai principi del cattolicesimo non hanno esitato a divorziare o a mantenere un’amante…
Ma sappiamo che la coerenza non è da tutti e che, come insegna il Vangelo, è più facile vedere la pagliuzza nell’occhio altrui che la trave nel proprio.
Anche Anna Paola Concia del PD e Sonia Alfano dell’Idv hanno chiamato in causa il Presidente della Repubblica chiedendo di «difendere e promuovere l’eguaglianza e i diritti dei cittadini oggetto di discriminazioni e violenze».

LE RISPOSTE DI GIORGIO NAPOLITANO
Cosa ha risposto il nostro Presidente?
Una nota del segretario generale del Quirinale, Donato Marra, a nome del Presidente Giorgio Napolitano ha risposto a entrambe le “parti” chiarendo ai rappresentanti del Pdl che «resta fermo il diritto di chiunque a criticare le affermazioni contenute nella sentenza», e ricordando alle sostenitrici dei diritti degli omosessuali quanto già affermato dalla Cassazione, ossia che «compete esclusivamente alla discrezionalità degli Stati prevedere o meno il matrimonio tra coppie omosessuali e, per l’effetto, valutare “se stabilire diritti differenti tra coppie sposate e coppie dello stesso sesso che non possono contrarre matrimonio”: senza che ciò costituisca una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare e del divieto di ogni forma di discriminazione».
Come dire, un colpo alla botte e uno cerchio, d’altro canto non potevano aspettarci nulla di più dal Presidente della Repubblica, soprattutto in questo momento così delicato e difficile… Giorgio Napolitano deve impegnarsi per garantire un difficile equilibrio tra le forze che sostengono il Governo Monti e di conseguenza è costretto a misurare le parole, anche quando si tratta di sacrosanti diritti.

INTANTO ALLA CAMERA
E visto che “compete allo Stato”, venerdì 19 aprile in Commissione Giustizia della Camera è iniziato l’iter per prendere in esame le nove proposte di legge per  il riconoscimento delle unioni di fatto presentate da Rita Bernardini (Radicali), Anna Paola Concia (PD), Lucio Barani (PDL), Mimmo Lucà (PD), Pierluigi Mantini (UDC), Alessandro Naccarato (PD) e Antonio Di Pietro (IDV). La relatrice sarà Giulia Bongiorno, Presidente di Commissione, che cercherà di uniformare in un testo unico le differenti proposte.
Impresa che pare quanto mai difficile per le diverse posizioni e richieste contenute nelle proposte di legge.

Insomma Ddl in Senato, proposte di legge in Commissione Giustizia della Camera, sentenze della Corte di Cassazione e di giudici, appelli di cittadini, richiami dell’Europa…. chissà se tutto ciò servirà a qualcosa? Chissà se questa volta i sacrosanti diritti delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, potranno essere riconosciuti, se questi cittadini italiani smetteranno di essere cittadini di serie B o, come sempre avviene ormai da decenni tutto si risolverà in un fuoco di paglia che ci lascerà ammaccati e, come sempre, senza alcun diritto?
Non c’è che dire ma sembra che gli esponenti dei Partiti siano in grado di “trovare la quadra”, per usare un’espressione molto in voga, solo quando si tratta di garantire privilegi a se stessi.


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