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Giuliano Delnevo, genovese. Ha deciso di seguire i ribelli nella guerra contro il regime di Assad. In Siria. Dove è stato ucciso

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La “folgorazione”  l’ha avuta a vent’anni. Giuliano Delnevo si è convertito all’Islam e ha assunto il nome di Ibrahim. Quattro anni dopo è morto in terra straniera per seguire la voce di Allah. Genovese, nato da una famiglia dignitosa e cristiana, ha deciso di seguire i ribelli in Siria nella guerra lunga e sporca contro il regime di Assad. Da mesi era sparito, ma non si sa esattamente quando è entrato in Siria, forse l’anno scorso. Sicuramente era già andato in Siria a febbraio e diceva agli amici che nessuno aiutava i ribelli. Le armi promesse dai Paesi stranieri non arrivavano e si combatteva con le armi che si riusciva a rubare ai soldati dell’esercito di Assad. La decisione di unirsi ai combattenti accadde durante un viaggio in Cecenia che fece a scopi umanitari, poi conobbe un gruppo di guerriglieri e decise di passare all’azione. E’ entrato in Siria dal confine turco, scavalcando il filo spinato.

Nel suo profilo Facebook da tempo pubblicava versi del Corano e ai tempi delle vignette su Maometto in un’intervista su Youtube aveva detto: “Dei criminali hanno deciso di insultare il nostro Profeta. Mi auguro che facciano una brutta fine”. La brutta fine purtroppo l’ha fatta lui, finendo la sua giovane vita in una delle tante battaglie senza regole che insanguinano la Siria: a El Quseyr , in combattimento con l’esercito di Damasco. E’ morto per le ferite riportate.
Iscritto alla facoltà di Lettere (corso di storia) non ha mai dato un esame universitario. Da anni non nascondeva la sua “attrazione fatale” andando in giro per Genova, la sua città, con la barba lunga e vestito con il “sufi”. La Digos si era già accorta di lui e infatti lo aveva indagato, insieme ad altri, per “reclutamento a fini terroristici”, insomma cercava proseliti. Andava spesso in Marocco, dove probabilmente si è sposato, ed è diventato musulmano ad Ancona, contattato dal network jihadista “Sharia 4” secondo la tecnica dell’arruolamento per strada.

Quello di “Ibrahim”, tuttavia, non è un caso isolato. Secondo informazioni dettagliate, nella rivolta in Siria ci sarebbero almeno cinquecento stranieri provenienti da quattordici Paesi europei. Non meno di cinquanta gli italiani, fra cui una donna. Non mercenari, come in altre guerre (soprattutto in Libia), ma combattenti per fede.  Pronti a immolarsi.


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