Non mi pare il caso di girarci troppo attorno: l’Europa deve immediatamente intervenire contro la chiusura della tv di Stato ERT messa in atto questa notte dal governo greco supportato dalle forze dell’ordine che da quel momento piantonano (come nel classicismo da golpe) la sede dell’emittente, dopo aver disattivato le antenne per la trasmissione (?!). Ufficialmente è stato riferito che ciò è dato dalla necessità di ridimensionare interamente l’azienda giudicata una fonderia di sprechi, di malversazioni da assunzioni parentali, politiche malsane e via così andare. Da qui il provvedere, come da obbligo europeo, ai tagli imposti dalla ben nota crisi su tutto ciò che è pubblico. Gli è che qui stiamo parlando per la prima volta nella storia europea, ma forse mondiale, della chiusura di televisione pubblica in Stato di democrazia. E sono inorridita da come le principali testate italiane recepiscono, riportano e commentano la notizia. Qualcuna la inserisce addirittura nella pagina finanziaria dando per scontato che ormai, trattando di Grecia, di che altro si vuol parlare se non della sua (antropofaga) crisi economico/finanziaria? Umano popolo greco: chi era costui?!
Nella carta europea dei diritti fondamentali (naturalmente ricalcanti gli universali) il capo II, alla voce libertà sancisce: “di pensiero, d’espressione e d’informazione” e va da sé, per ovvie ragioni di natura ancorché d’etimo, che questa si HA solo se esiste un servizio pubblico, ovvero nell’esclusivo interesse generale e non già nell’ (altrettanto seppur legittimo) interesse particolare del privato o di più privati. C’è da tagliare, ridimensionare, ristrutturare (ma pur ribaltare, stravolgere, rivoluzionare) la “RAI” greca? Che si faccia, ma questi interventi per quanto “fratricidi” in stato di diritto possano rivelarsi, nulla potranno e dovranno (MAI!) avere a che fare con la violazione dell’umano diritto a essere informati con pubblico servizio e da qui poter pensare e dunque pubblicamente esprimere!