Difficile far politica, arduo indicare un percorso che porti oltre la crisi. “Poche risorse, BCE e mercati preoccupati, Palazzo Chigi pessimista sul blocco dell’aumento dell’Iva”, il Corriere della Sera descrive così, poi sintetizza: “Tornano i timori per i conti”. E Letta, che fa? Giannelli lo raffigura come un pugile che si allena. “Il preparatore”, Berlusconi, spiega ad Alfano “Il prossimo incontro è con la Merkel”. Ma è solo satira, il democristiano 2.0 che guida il governo smussa i toni, nessun braccio di ferro, non ditemi che devo fare in Europa.
Però tanti gli chiedono di fare, e con urgenza. Saccomanni dice che la crisi “È peggio del 29”. Confindustria lamenta la stretta del credito. “Il credit crunch peggiora”, scrive il Sole24Ore, mentre il “giovane” industriale Morelli chiede che si taglino le tasse sul lavoro. Perché se no: “l’unica via è la rivolta”. Libero esulta: “Marchionne e Tronchetti sono con Berlusconi”. Vogliono che si svaluti l’Euro, spiega L’Unità, la quale titola in prima pagina: “Altolà di Epifani a Berlusconi. Basta ricatti”. La Stampa riprende il tema e racconta così il pensiero del segretario del Pd: “Berlusconi rischia di aprire la crisi”.
Che devo dirvi? Non capisco e non condivido. Certo – Epifani ha ragione- a suo tempo Berlusconi non si è impegnato in nessun “braccio di ferro” con la Cancelliera. Anzi, imbrigliato da olgettine e ruffiani ricattatori, è andato in Europa come un pugile suonato, ha gettato la spugna, ha accettato quei diktat per i quali ancora paghiamo. Ma dopo due anni di Governi Monti e Letta, questa storia è già bella che dimenticata. Il Giornale straparla oggi di “metodo Berlusconi” per combattere la recessione. Evoca “vent’anni di “cordate anti cavaliere” e guerre (segrete) per via di quella sua “amicizia con Putin”. Balle, ma suggestive. Almeno per i deboli di mente.
Se Letta e il Pd giocano in difesa, se il premier non dice che sta facendo in Europa e non spiega cosa Monti e Berlusconi non abbiano fatto. Se in parlamento non presentiamo e non votiamo una legge per abrogare il Porcellum, una contro il conflitto di interesse, una terza per reintrodurre falso in bilancio, reato di autoriciclaggio e voto di scambio. Insomma, se la sinistra non torna a fare politica. Se non smette di affidarsi a Napolitano e alla sua “convenzione per le riforme” sotto mentite spoglie (35 saggi e 40 parlamentari”). Beh se non lo farà, diventerà irrilevante. Darà agli Italiani la sensazione di volere perder tempo, per restare appiccicata ai (piccoli?) privilegi dei palazzi romani, Palazzo Chigi, Montecitorio,Palazzo Madama.
“Parlamento inutile”, “Seppelliamo il Parlamento”. Il Fatto Quotidiano e La Repubblica aprono con Beppe Grillo e il suo delirio parolaio. Quest’uomo si fida troppo (e solo) dell’istinto d’attore. Infuriato perché non riesce a controllare il suo Movimento, perché non sa cosa rispondere alla voglia di Senatori e Deputati a 5 Stelle di fare qualcosa, di contare in Parlamento, Grillo “sente” l’umore delle piazze che incontra. La delusione per le speranze deluse, per quella navigazione parlamentare tutta sotto il controllo del governo delle grandi intese, della spartizione delle cariche, del mito consolatorio delle riforme costituzionali. E le spara sempre più forte. Parole, spara parole! Così non va da nessuna parte. Vuole seppellire il Parlamento? Come? Come fece Mussolini, come Lenin che scelse i Soviet, come Hitler che mosse le SA e poi le SS? Grillo strilla, ma per che fare, questo non lo sa.
Le sue squadracce, le sue SA sono per ora solo torme di cloni che insultano sul web tutti quelli che non ne condividono il credo. Cloni fastidiosi, primitivi (usano l’insulto contro la parola) Riservano la gogna peggiore ai “traditori”, cioè a deputati e senatori del Movimento che cominciano ad avere dei dubbi. A me questi pasdaran di Beppe Grillo ricordano gli stalinisti della mia infanzia. Scornati per la linea sempre “responsabile” del PCI, si sfogavano con l’insulto. Mi ricordano i leghisti che agitavano il cappio contro Craxi e sono finiti a spartirsi diamanti. Mi fanno pensare alle tricoteuses, le feroci massaie della rivoluzione francese che facevano l’uncinetto davanti alla Ghigliottina. Ma la Ghigliottina non c’è. La rivolta, di cui parlano i giovani industriali, finirà con una bella fuga di capitali. I guerriglieri della No Tav continueranno a prendersela con Caselli, ma se la faranno sotto davanti al primo colonnello che gli farà boom! Ma avete visto che umiliazione la Grecia!
Non sottovaluto. Ma quest’uomo pieno di qualità, questo grande attore (lo dico con rispetto) che ha sentito l’umore del Paese mentre i professionisti della politica si foderavano gli occhi di prosciutto, questo Grillo parlante rischia, secondo me, di passare alla storia come una Cassandra che, profetizzando disastri, ha contribuito al disastro. Non mi rassegno. Anche per questo è sempre più urgente che Barca e Rodotà, Civati e Tocci, e Puppato e Cuperlo e Vendola dicano qualcosa. Sono a Ravenna, ieri pomeriggio ho partecipato all’inaugurazione di un circolo Promoteo dell’Arci a Faenza. Nelle città d’Italia l’attesa è fortissima, la domanda severa. E noi, ascoltiamo?