Enrico Bondi cambia giacca, da amministratore delegato dell’Ilva, nominato dai Riva, diventa Commissario dell’Ilva, per decisione del Governo. La strada tra Palazzo Chigi e il Quirinale si popola di “saggi”, che consiglieranno (immagino Letta e Napolitano) su come si possa (e si debba?) cambiare la Costituzione per garantire più “Governabilità”. Ma lungo quella strada c’è, al Nazareno, la sede del Partito Democratico, e il segretario – traghettatore, Guglielmo Epifani, ha chiesto ieri di “tener fuori (dalle riforme) Governo e Colle”. (Ma, scusa Guglielmo, perché dirlo in Direzione, non bastava una telefonata a Napolitano e un’altra a Letta? Visto che sono loro a voler dettare le riforme al Parlamento).
Ma la Repubblica e Il Fatto aprono la prima pagina con un’inezia che riguarda sempre il solito benefattore della nostra stampa quotidiana. “B. Trafficante di Bobine”, gode Padellaro. “Unipol, decise tutto Berlusconi”, Ezio Mauro. Si tratta della motivazione della condanna a un anno di carcere (un’inezia, rispetto a 4, con 5 di interdizione dai pubblici uffici, della condanna d’appello Mediaset e ai 6, con interdizione perpetua, chiesti dalla Boccassini per l’affare Ruby!), condanna per aver fatto pubblicare (dal Giornale del fratello Paolo) il testo della improvvida telefonata con cui l’ex segretario dell’ex partito concorrente, Piero Fassino, si vantava “abbiamo una banca”! Nessuno, né giudice né lettore di giornali, avrebbe in verità potuto credere che quel Natale del 2005 l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fosse stato costretto (dalla sua squisita cortesia) ad ascoltare una registrazione che riguardava Fassino, ma lui, stanco per gli impegni di governo, si fosse addormentato (poveretto) sulla scrivania e dunque non l’avesse sentita né tanto meno deciso di farla pubblicare. Ora non ci credono neppure i giudici.
Ma il fatto è che le sentenze piovono come pietre sulla testa di Silvio. E una Santanchè, vestita di rosso e che si voleva seduttiva nei confronti del cattivone Travaglio, ieri sera, a 81/2 , si è vista costretta a ventilare uno sciopero fiscale promosso dal Popolo della Libertà qualora (Dio non voglia!) Napolitano o la Corte Costituzionali non riuscissero, con un colpo di bacchetta magica, a liberare lo statista Berlusconi dai suoi processi. Lo ripeto da mesi: in venti anni di attacchi, furibondi ma mai risolutivi, alla magistratura e alla Giustizia, il Cavaliere si è giocato i giudici. Siamo molto lontani da quella volta in cui mi svelò che avrebbe potuto “raddoppiare lo stipendio dei pubblici ministeri” per imbonirli. Lontani anche dalla tesi della separazione delle carriere come toccasana.“Il PM – diceva allora Silvio – entri nella stanza del Giudice con il cappello in mano”. Non serve più, perché ora sono i Giudici, i magistrati giudicanti di ogni corrente (ma questo Santanchè ancora non lo ha capito) che non gliene passano più una, al cavaliere. Cartellino rosso per somma di ammonizioni (o per non essere riuscito a licenziare l’arbitro!). Non vedo chi lo possa più salvare dai suoi processi. Micaela (Biancofiore) dice che si può votare a ottobre. Temo che anche Silvio, come Guglielmo (Epifani), non abbia trovato il tempo di telefonare al Colle!
E Grillo che fa? Se la prende con la Tv. Caccia un operatore, fa un referendum sul conduttore televisivo più fazioso. Storpia il nome di Formigli, si becca una querela dell’Annunziata, per averla falsamente accusata di essere a libro paga dell’Eni. Insomma, Beppe spera che il Pd (di Epifani e di Renzi) gli faccia il favore di scomparire, per potersi poi presentare al voto come unico e solo MataBerlusconi. Due campioni con la stessa ossessione per le televisioni, il medesimo gusto per le liste di proscrizione, la convinzione che se la realtà non piace basti raccontarne un’altra. Ieri i Senatori a 5 Stelle hanno presentato una selva di emendamenti, tutti tesi a raccontare che il loro Movimento non è di destra né di sinistra, che vuole proteggere il disoccupato e l’imprenditore taglieggiato dalle tasse, che gli eletti del Movimento studiano, che sono bravi. E, se non riescono a fare leggi, è tutta colpa dei “cattivi” del PDL e del Pd-meno-elle non li stanno a sentire.
Ah, gli altri titoli. “Pagamenti Pubblica Amministrazione, 21 miliardi già assegnati ai comuni”, Il Sole24Ore (dove si lamenta una sottrazione di 400 milioni alle imprese per darle ai sindaci). “PDL a un passo dalla rivolta” (fiscale, per salvare Silvio dai suoi giudici) Il Giornale. “Ilva commissariata, un caso”. Corriere della Sera. “Riforme, ecco i saggi di Letta”, La Stampa. Solo il Foglio parla di “Una signora in rosso”. Non è la Santanchè, ma una delle tante che si sono messe una giacca rossa per andare in strada, a Istanbul, contro la costruzione di un supermercato (non, questa volta, di una Moschea) dove sorge un parco caro ai giovani. E dopo migliaia di arresti, non si sa quanti feriti e almeno un morto, il potere maschilista e (moderatamente?) confessionale di Erdogan si prepara a ingranare la retromarcia. Per riprovarci alla prossima. E’ comunque una buona notizia. Grazie, alle ragazze e ai ragazzi di Istanbul.