Ci aveva abituati a vederla sempre giovane: bella, bionda, gli orecchini di corallo che non dimenticava mai, la battuta intelligente, magari anche quando la vita proprio non le sorrideva. Invece, anche se non ce ne siamo accorti, Franca Rame era una signora di 84 anni provata da una malattia che ha combattuto con coraggio fino a quando, nella sua casa di Porta Romana, ha dovuto arrendersi. E ci lascia un po’ più soli perché con lei non se ne è andata solo una delle più importanti protagoniste del teatro italiano, ma anche una donna che, quando davvero non usava, ha combattuto tutte le battaglie civili degli ultimi cinquant’anni. Fu proprio l’impegno politico e sociale, sempre accanto a suo marito, Dario Fo, che la vide nel 1973 vittima di un delitto fra i più vergognosi da parte di un gruppo di estremisti di destra: la rapirono e la costrinsero a subire violenza. L’odioso episodio non servì comunque a metterle il bavaglio e Franca Rame trasse da quel fatto ‘Lo stupro’, uno dei testi teatrali più belli che ha portato in scena. Mi viene in mente un giorno di tanti anni fa, era il 1962, quando Franca e Dario vennero a colazione a casa dei miei genitori. Erano due attori famosi e le mie sorelle ed io li conoscevamo bene perché il sabato sera avevamo il permesso di vedere ‘Canzonissima’, lo spettacolo della Rai di cui erano i conduttori. Non avevamo capito il perché della sospensione di quei due bravi attori, ma nostro padre ce lo spiegò: il monologo nel quale raccontavano di un costruttore che non dotava di misure di sicurezza i suoi operai aveva indignato i politici di allora, se ne discusse in Parlamento e l’azienda di Stato decise di cambiare la conduzione del programma.. Un po’ un’anticipazione dell’editto bulgaro. Non ricordo la conversazione fra mio padre e i coniugi Fo, ma non faccio fatica a immaginarla.
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