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Avviso di fine indagine per la morte di Ferrulli

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Il pubblico ministero del tribunale di Milano ha contestato i reati di omicidio colposo e di falsità ideologica in atti pubblici a quattro agenti di polizia. Gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive. L’atto della procura precede solitamente la richiesta di rinvio a giudizio.

Michele Ferrulli, 51 anni, morì la sera del 30 giugno dell’anno scorso in Via Varsavia a Milano. Erano circa le 22 quando arrivò una volante chiamata per rumori molesti: tre uomini ascoltavano musica a volume molto alto, urlavano e bevevano birra accanto a un furgone bianco. Stando ai verbali dei poliziotti, Michele era il più agitato e avrebbe tentato di aggredire  il capo scorta, ne seguì una colluttazione, l’uomo, ammanettato a terra,  improvvisamente morì. Un infarto, Ferrulli era ubriaco e debole di cuore, la versione ufficiale. La Questura di Milano non perse tempo e a poche ore dal fatto emise un comunicato ufficiale per atto della condotta corretta degli agenti e precisò che “ per certo la causa della morte non sono state le percosse”. I referti medici del Policlinico sentenziarono  di “ un paziente obeso, cianotico, collassato al termine di un’accesa discussione e che  non presenta lividi, né segni di ferite, né traumi evidenti, né ecchimosi tranne quelle bilaterali ai polsi”. Il giorno dopo il Corriere scrisse che Ferrulli aveva  “piccoli precedenti alle spalle dovuti perlopiù al suo caratteraccio”. Il Tg1 nell’edizione della sera lanciò il servizio con toni ancora più decisi: Ferrulli era un pregiudicato.

I primi dubbi arrivarono da alcuni video ripresi dal cellulare di alcuni rom che, a bordo di un’auto parcheggiata in Via Varsavia, assistono e commentano tutta la scena. Si vedono distintamente colpi di manganello, mentre l’uomo è già a terra ammanettato in posizione prona, lo si sente gridare Basta.

L’avviso di fine indagine della procura di Milano ipotizza una morte violenta. Scrive il pubblico ministero Gaetano Ruta: gli agenti hanno cagionato la morte di Michele Ferrulli con negligenza, imprudenza ed imperizia consistite nell’ingaggiare una colluttazione eccedendo i limiti del legittimo intervento, percuotendo ripetutamente la persona in diverse parti del corpo pur essendo in evidente superiorità numerica e continuando a colpirlo anche attraverso l’uso di corpi contundenti quando la stessa era immobilizzata a terra in posizione prona, non era in grado di reagire ed invocava aiuto.

Ai quattro agenti è contestato anche il reato di falsità ideologica in atti pubblici, laddove nel verbale gli agenti scrivono che – Ferrulli avrebbe trascinato rovinosamente a terra tutto il gruppo e si sarebbe sentito male mentre stava per salire a bordo della volante. Circostanze false, poiché i poliziotti, nel mentre Ferrulli si trovava a terra in posizione prona, era immobilizzato ed invocava aiuto, lo colpivano ripetutamente-.

– E’ un grande segnale di speranza, commenta Domenica Ferrulli, la figlia di Michele. Abbiamo raggiunto un primo obiettivo. Le indagini sono state serie, veloci e trasparenti. Non hanno guardato in faccia a nessuno, non hanno voluto coprire nessuno, come purtroppo è accaduto in altri fatti simili. Spero ora di vedere in faccia questi quattro uomini, non devono più indossare la divisa. La dignità di mio padre è stata infangata in ogni modo. Era una brava persona, un nonno esemplare, un marito che quella sera doveva solo tornare a casa prima e invece è stato ucciso senza nessuna ragione-.


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