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Chi ha in mano Domenico Quirico?

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Il problema vero è capire chi ha in mano Domenico Quirico. A quaranta giorni dalla scomparsa ancora non è stata trovata una traccia da seguire per arrivare poi a una trattativa. La Farnesina sta setacciando tutti i canali, ma ancora non si hanno assolutamente notizie dell’inviato de “La Stampa”, come ha confermato mercoledì scorso il ministro Bonino. Intervistato dal “Clarin” anche il presidente siriano Bashar al Assad ha escluso di avere informazioni sul reporter italiano. “Alcuni giornalisti entrano in Siria illegalmente, penetrando nelle zone dove operano i terroristi. In alcuni casi siamo riusciti a liberare dei giornalisti che erano stati rapiti, ma attualmente non abbiamo alcuna informazione”, ha detto Assad. La domanda riguardava la sorte di Quirico ma anche del reporter americano James Foley di cui si sono perse le tracce il 22 novembre, sei mesi fa. Foyle, che seguiva il conflitto siriano per conto di GlobalPost, Agence France-Presse e altri media, secondo i familiari, sarebbe invece tenuto prigioniero proprio dai servizi segreti di Damasco.

La questione continua a rimanere estremamente confusa. Due giorni fa il sito internet dell’«Orient le Jour», l’unico quotidiano libanese in francese rivolto alla borghesia medio-alta del Paese dei Cedri, aveva pubblicato una lettera aperta al capo del partito di Dio Hezbollah, Hassan Nasrallah, in cui l’editorialista Ronald Barakat chiedeva il rilascio di Quirico ipotizzando che potesse essere nelle mani dei miliziani sciiti suoi connazionali in campo da mesi a fianco del regime siriano. Il 6 aprile scorso, lo ricordiamo, Domenico Quirico è entrato in Siria attraverso il confine libanese, una zona in cui è forte la presenza dell’esercito di Damasco e dei suoi alleati, diretto verso Homs.

Naturalmente in quel territorio operano anche molti gruppi ribelli, fra i più spietati, non necessariamente legati all’esercito di liberazione. Tutto questo mentre in Siria si continua a morire: di bombe o di vendette. Senza regole: ed è questa la preoccupazione più grande.


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