Ci ri-siamo e ancora una volta non ci stiamo e non ci staremo. Ci ri-siamo con gli estremisti del bavaglio, con lo schieramento della guerra contro giustizia e giornalisti. Vogliono provarci di nuovo con una legge che fermi inchieste e soprattutto il circuito delle notizie di rilevanza sociale e interesse pubblico, verso le quali vorrebbero imporre la barriera del silenzio, pena le sanzioni pesanti contro che le pubblicazioni. Non siamo mai stati d’accordo con questo disegno. L’abbiamo contrastato con determinazione quando c’erano maggioranze di diverso segno. Non ci staremo oggi, quando c’è una maggioranza “di servizio” che si esprime nella “grande coalizione”. Le proposte di legge ingiuste e sbagliate restano sempre tali, qualunque sia il quadro politico in cui vengono presentate. Lo smarcamento del Pd dalla nuova legge bavaglio depositata in Parlamento dal Pdl fa sperare che la maggioranza parlamentare su questa proposta di legge – la stessa dell’ex ministro della Giustizia (nel Governo Berlusconi) Alfano (oggi ministro dell’Interno nel governo Letta) – non sia facilmente raggiungibile. Tuttavia un segnale pesante è stato dato, le dinamiche e le mediazioni politiche potrebbero indurre più di uno in tentazione.
Allora è bene sapere il Sindacato dei giornalisti, la Fnsi, non riserverà trattamenti diversi da quelli adottati in precedenza verso proposte di legge similari in presenza di quadro politico differente: contrasto a ogni bavaglio, mobilitazione civile nel Paese, manifestazioni, ogni forma di protesta di categoria e in alleanza con le espressioni culturali e sociali del Paese.
La Fnsi sarà sempre più schierata per la tutela dei cittadini nel loro diritto ad avere le informazioni di pubblico interesse, senza censure e per un giornalismo che sappia alzare l’asticella della responsabilità etica nel rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo.
E’ triste che, in una stagione di grande difficoltà per il Paese che ha richiesto soluzioni straordinarie per la stabilità e l’autorevolezza delle istituzioni democratiche, si ripropongano come priorità di parte politica (campagna elettorale e di scontro permanente) linee di azione specifiche per imporre il silenzio alla stampa su ciò che per qualcuno, evidentemente, è sconveniente. Spettacoli indecenti già visti negli ultimi cinque anni di cui il Paese non ha certo bisogno. Bavaglio sulle intercettazioni, nuove strette sul reato di diffamazione a mezzo stampa, tagli all’editoria sono bruttissimi segnali contro la stampa. Piaccia o no a qualcuno, i muri del silenzio non reggeranno.