Per i caccia Lockheed Martin impossibile atterrare con clima caldo e umido.
Articolo di: www.huffingtonpost.it
Gli F-35 continuano a stupire, e sempre in negativo. I nuovi caccia della Lockheed Martin, di cui l’Italia ha all’attivo un ordine di 90 elementi, presentano altri problemi nella fase di sviluppo. Questa volta le segnalazioni arrivano dalla Gran Bretagna, dove un rapporto del National Audit Office – organismo parlamentare indipendente che ha il compito di monitorare l’attività del governo – svela che i nuovi caccia non sono in grado di atterrare in presenza di particolari condizioni climatiche, ossia “con una temperatura calda, umida e caratterizzata da bassa pressione”.
I test su questi velivoli “di nuova generazione”, che il governo britannico intende destinare a due portaerei della Royal Navy, avrebbero manifestato seri problemi durante la fase di atterraggio. Secondo alcune informazioni riferite dal National Audit Office, citato dal Guardian, al momento i Joint Strike Fighter non sarebbero in grado di atterrare sulle portaerei quando il tempo è “caldo, umido e caratterizzato da bassa pressione”.
Il ministero della Difesa insiste sul fatto che tutti i problemi saranno superati prima dell’effettivo ingresso in servizio, previsto per il 2020. Ma i dati disponibili in questa fase non sono per niente confortanti.
Si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di punti deboli che vengono imputati al progetto. A marzo un rapporto del Pentagono aveva messo in evidenza altri difetti dei nuovi caccia. Il problema più grave – è scritto nel documento del Pentagono – riguarda la visibilità posteriore dell’F-35. Nei duelli aerei, infatti, il pilota non riuscirebbe a vedere nulla di chi o cosa gli vola dietro, e il pericolo di venire abbattuto sarebbe dunque gravissimo. Il display nel casco di volo, inoltre, non fornirebbe un orizzonte artificiale analogo a quello reale. Il radar in alcuni voli di collaudo si è mostrato incapace di avvistare e inquadrare bersagli, o addirittura si è spento.
A febbraio il Pentagono aveva sospeso tutti i voli degli esemplari finora realizzati, dopo che in un’ispezione di routine era emersa una “frattura” in una delle pale della turbina del reattore. Un segnale preoccupante, visto che, nell’eventualità di una rottura con conseguente distacco della pala, il pezzo potrebbe distruggere il motore del jet.
Il documento ufficiale del Pentagono elenca otto “gravi aeree di rischio” che devono essere risolte. Si tratta di un dossier redatto il 15 febbraio scorso e pubblicato online da un sito noprofit che vigila sui programmi governativi. Le pagine offrono un ritratto desolante dell’aereo più costoso di tutti i tempi, che sta creando polemiche negli Stati Uniti e in tutti i Paesi coinvolti nell’operazione, inclusa l’Italia che intende acquistare 90 F35 con una spesa superiore a dodici miliardi di euro.
Un’inchiesta di Presa Diretta, andata in onda il 3 febbraio scorso su RaiTre, metteva pesantemente in dubbio la convenienza e l’opportunità per l’Italia di continuare nel programma di acquisizione degli aerei. L’inchiesta metteva in luce molti problemi tecnici degli F35, il loro costo eccessivo (l’Italia spenderebbe 12 miliardi subito, e fino a 40 miliardi se si calcolano i costi di esercizio e di manutenzione nel corso dei prossimi anni), e il fatto che, proprio per queste ragioni, diversi altri paesi (Canada, Olanda, Australia e Turchia) hanno deciso di sospenderne l’acquisto.