Parte oggi, giornata internazionale per la libertà di stampa, la nostra sezione speciale dedicata all’Iniziativa Cittadina Europea per il Pluralismo dei Media. Lo facciamo per dare nuovo impulso alla raccolta firme con la quale chiediamo all’Europa di salvaguardare il diritto ad un’informazione libera, indipendente e pluralista, come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali. Lo facciamo, dall’Italia, con particolare urgenza. Quello del pluralismo dei media, e delle riforme necessarie per tutelarlo, è un tema rimosso dal nuovo governo appena insediato. E non poteva essere diversamente: le larghe intese con il partito di Silvio Berlusconi, portatore trionfante di un conflitto d’interesse unico in Europa, hanno imposto, come minimo, il congelamento della questione dell’informazione e della libertà dei media. Scomparso dall’agenda politica – non troverete traccia delle parole conflitto d’interesse nei discorsi programmatici del governo – toccherà ai cittadini riprendere l’iniziativa per mettere l’informazione al riparo dagli appetiti e dalle pressioni dei potenti.
Il diritto ad essere (bene) informati è un diritto essenziale — tanto più in tempi di crisi, politica ed economica. Oggi il potere di chi, in Europa, ma anche in Parlamento e nel governo, decide per noi, sembra più che mai lontano. La volontà degi elettori viene derubricata a semplice optional, di fronte alla necessità di placare i mercati. Proprio quando serve di più, il diritto di sapere si sta assottigliando. Lo possiamo constatare da tanti indizi, piccoli e grandi: giornali che chiudono, giornalisti sotto pressione, grandi gruppi che la fanno da padrone e servizio pubblico sottomesso al comando politico.
Di fronte a questo regresso la società civile può reagire, grazie al nuovo strumento di democrazia partecipativa, l’Iniziativa Cittadina Europea, che permette ad un milione di cittadini di almeno sette stati membri dell’Unione di presentare una proposta legislativa direttamente alla Commissione Europea. Per fare fronte a quello che si sta confermando come un problema europeo, l’anno scorso una coalizione di organizzazioni della società civile provenienti da nove paesi europei, tra cui anche l’Italia, lanciò la prima Iniziativa Cittadina Europea sul pluralismo dell’informazione.
Ricordiamo i punti cardine dell’Iniziativa: 1) una legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della pubblicità; 2) la definizione del conflitto d’interessi per evitare che i magnati dei mezzi di informazione occupino alte cariche politiche; 3) una garanzia di indipendenza degli organi di controllo rispetto al potere politico; 4) sistemi di monitoraggio europei per verificare con regolarità lo stato di salute e l’indipendenza dei media negli Stati Membri. Ognuno di questi punti rappresenta una legge o un’istituzione mancante in Italia: anti-trust, conflitto d’interesse, nomine Rai ed Agcom svincolate dal controllo di governo e partiti. Quello che chiediamo con l’Iniziativa è una direttiva europea (o la modifica di quelle esistenti) per dare a tutti i paesi dell’Unione le norme comuni e vincolanti in questo campo che tuttora mancano. Il che per noi, in Italia, costituirebbe la base legislativa inderogabile per affrontare, una volta per tutte, l’incresciosa anomalia che ci trasciniamo da vent’anni.
Come non ricordare i primati negativi che hanno fatto precipitare l’Italia al cinquantasettesimo posto nell’ultima graduatoria della libertà di stampa nel mondo dell’organizzazione Reporters sans Frontières, molto al di sotto di quasi tutti i paesi europei. Secondo il rapporto 2012 di Freedom House, l’organizzazione indipendente statunitense che ogni anno pubblica i dati relativi alla libertà di stampa nel mondo, il nostro Paese è un raro esempio di nazione “semilibera” in Europa occidentale, alla pari con la Guyana e Hong Kong. Il rapporto — con maggiore lungimiranza di molti commentatori nostrani — non ha cambiato sostanzialmente giudizio dopo le dimissioni di Berlusconi da premier, ritenendo che anche se la libertà di stampa sia leggermente migliorata con la sua uscita da palazzo Chigi, il Paese resta tuttavia solo “parzialmente libero”, anche a causa della sua perdurante influenza. I problemi di fondo sono infatti rimasti immutati: un servizio pubblico radiotelevisivo assoggettato alla politica, oltre alla commistione del potere economico, politico e mediatico consentita per legge, legittimando così quel conflitto d’interesse senza pari al mondo.
Quest’anno è stato dichiarato “anno della cittadinanza europea” da parte delle istituzioni dell’Unione. Una ricorrenza che rischia purtroppo di suonare come una beffa per i milioni di cittadini europei sfiancati da politiche di austerità che minacciano gli stessi diritti che l’Unione Europea aveva posto alle proprie fondamenta. Con questa iniziativa chiediamo un’Europa che sanzioni non solo i deficit di bilancio, ma anche e soprattutto i deficit di democrazia e libertà.
Firmare è semplice, basta avere la pazienza di scrivere il numero della propria carta d’identità (o passaporto) e pochi altri dati personali nella scheda (Firma adesso) che si trova qui: www.mediainitiative.eu/it/