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Arrestato a Nairobi il fotografo Boniface Mwangi

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Il primo maggio è stato arrestato a Nairobi per l’ennesima volta Boniface Mwangi, 30 anni, uno dei più famosi fotografi africani. La sua colpa è di avere contestato nel corso della manifestazione per la festa dei lavoratori (a cui partecipava il neo presidente Uhuru Kenyatta ed il vice presidente William Ruto)  il progetto che prevede l’ aumento dello stipendio dei parlamentari eletti nello scorso marzo, in un paese come il Kenya dove la maggioranza della popolazione vive con meno di due dollari al giorno.

Boniface  divenne celebre 5 anni fa (ancora giovanissimo) quando immortalò con la sua macchina fotografica le violenze post elettorali in Kenya, paese dove è nato e vive. La rete televisiva statunitense CNN gli assegnò il premio come miglior fotogiornalista africano, primo di una numerosa serie di riconoscimenti internazionali. Anche Hillary Clinton (all’epoca segretario di stato degli Stati Uniti) non risparmiò pubblicamente di manifestare il suo apprezzamento per il lavoro di questo giovane e talentuoso fotografo, più volte arrestato per la sua attività professionale e con alle spalle decine di macchine fotografiche distrutte da gangster e polizia.

La passione per le immagini lo travolse a 17 anni. Per pagarsi gli studi di giornalismo, vendeva giornali e libri di notte per le strade di Nairobi. Poi arrivò l’esordio come fotografo freelance nello “Standard”, il più antico quotidiano del Kenya. Boniface Mwangi concentra il suo lavoro sui temi della povertà, sulla vita nelle baraccopoli, sulla brutalità della polizia. E’ tra gli autori di un libro collettivo sulle violenze postelettorali dal titolo “Kenya Burning”.

Ma da 5 anni Boniface ha abbandonato obiettivi ed esposimetro per dedicarsi a tempo pieno all’attivismo politico ma al di fuori di gruppi e partiti organizzati. Ha fondato l’associazione “Pawa54”, che in lingua swahili significa “il potere è nostro” mentre il 254 è il prefisso telefonico internazionale del Kenya, una fabbrica di idee che attira artisti e creativi per promuovere il cambiamento sociale.  Boniface organizza mostre fotografiche itineranti con l’obiettivo di educare la gente sui temi della violenza e della riconciliazione. Ma a renderlo famoso e “socialmente pericoloso” sono stati una serie di graffiti realizzati da un gruppo di writers che fanno capo alla sua associazione. Gli “Uzi Spray” hanno scelto di usare l’avvoltoio come immagine-simbolo della classe politica kenyana, ispirandosi alla famosa foto del predatore che sta aspettando pazientemente la morte di un bambino affamato scattata nel1993 inSudan da Kevin Carter che vinse il premio Pulitzer. Il simbolico rapace ha così incontrato immediata ospitalità nell’immaginario collettivo. I graffiti (di grandi dimensioni e realizzati nel centro della capitale) ritraggono l’avvoltoio-simbolo con valigette di soldi legati agli artigli, che opprime la gente, padre di famiglie di piccoli avvoltoi resi obesi dal denaro. Questi graffiti hanno avuto un effetto dirompente nella classe politica del Kenya. Per alcuni di questi disegni è stata decisa la cancellazione dall’amministrazione comunale, solitamente poco solerte anche di fronte ad emergenze ineludibili. Ma più che altro hanno portato Boniface a comparire in aule di tribunale per difendersi da accuse fantasiose, a fermi di polizia, che si trasformano inevitabilmente in eventi mediatici in cui il fotografo accusa di corruzione il potere politico.

(Segnalo che la rubrica “Agenda del Mondo” del tg3 lo scorso 2 marzo ha dedicato a Boniface Mwangi una puntata dal titolo “Uno spray nella notte”).

L’arresto del primo maggio potrebbe avere conseguenze più gravi perché si ipotizza l’offesa ad una serie di personaggi politici di primo piano. Ecco perché è importante far conoscere la sua storia nella giornata mondiale della libertà di stampa.


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