A Mosca è il giorno dei funerali di Mikhail Beketov, il giornalista morto lunedì all’età di 55 anni, dopo aver subito nel 2008 un duro pestaggio per le sue inchieste sulla foresta di Khimki, fuori Mosca, minacciata da controversi piani per la costruzione di un’autostrada per San Pietroburgo. La camera ardente è stata allestita nel centro della capitale russa, presso la Casa centrale dei giornalisti, prima dei funerali nella chiesa di Cosma e Damiano a Khimki e la sepoltura. Dopo lunghi negoziati con le autorità locali, che spingevano per dare una tomba a Beketov fuori da Khimki, i parenti hanno ottenuto invece di poterlo seppellire nel cimitero cittadino di Novoluzhski.
Direttore e editore del quotidiano locale “Khimkinskaya Pravda“, Beketov non si era praticamente mai ripreso dopo un selvaggio pestaggio subito nel novembre 2008. Finito su una sedia a rotelle, aveva una gamba e tre dita amputate e non parlava più a causa dei danni cerebrali. Ufficialmente è morto per “soffocamento da cibo” in ospedale, mentre era in riabilitazione. Sul suo quotidiano aveva denunciato la corruzione e la speculazione che circondavano il progetto per l’autostrada Mosca-San Pietroburgo attraverso l’antica foresta di Khimki. Un piano contro cui si batte da anni anche Evghenia Chririkova, l’ecologista diventata poi esponente di spicco dell’opposizione extraparlamentare russa. Il presidente Vladimir Putin ha inviato un telegramma di condoglianze alla famiglia Beketov, ma in molti tra colleghi e difensori dei diritti umani, puntano il dito contro le autorità e gli inquirenti, che in quattro anni non hanno neppure identificato aggressori e mandanti del crimine.