Marco Travaglio ha assolutamente ragione quando scrive che il prossimo banco di prova per le forze politiche tutte, sarà rappresentato dalla decisioni che la Giunta per le elezioni sarà chiamata ad assumere in ordine alla eleggibilità degli eletti al Parlamento. Sino ad oggi Berlusconi è sempre stato giudicato eleggibile nonostante fosse e sia titolare di una concessione pubblica e quindi incompatibile.
Come si può escludere chi ha ricevuto milioni di voti? Questa, da sempre, la motivazione politica che ha comunque inferto una ferita gravissima al principio di uguaglianza, legittimando sin dall’inizio il conflitto di interesse.
In questi giorni la rivista Micromega ha raccolto quasi 200 mila firme per chiedere ai nuovi eletti di non ripercorrere la strada del 1994. I rappresentanti del Movimento 5 stelle, e di questo va loro dato atto, hanno già annunciato che voteranno per la ineleggibilità e, successivamente, daranno anche il via libera alle eventuali richieste dei magistrati relative al medesimo Berlusconi. Adesso spetta al Pd, ed anche a Mario Monti, prendere posizione e dimostrare che davvero un’epoca si è conclusa e che gli errori del passato sono stati compresi ed archiviati.
Qui non si tratta di scambiati appelli o delegazioni di ambasciatori, ma più semplicemente di affermare insieme un principio di condivisione e di votare compatti per riaffermare la superiorità della legge e della Costituzione su qualsiasi valutazione di opportunità o di opportunismo. Dal momento che i berlusconiani, in queste ore, hanno anche ritenuto di marciare contro i tribunali, di minacciare i giudici, ed oltraggiare la Costituzione, sarà anche il caso di reagire e di far sentire la voce di chi non ha intenzione di assistere ad altre iniziative eversive, come se nulla fosse.
Ci interessa poco sapere se Bersani, Renzi e Grillo faranno mai un governo insieme, anzi pensiamo che non accadrà, ma sarebbe invece auspicabile che ci fosse una reazione comune contro le marce anticostituzionali.
Il giorno 23 marzo, a Roma, i seguaci del Caimano si ritroveranno a Roma e, al di là delle chiacchiere, sarà una giornata contro la legalità democratica e il principio di uguaglianza tra cittadini. Quella stessa giornata dovrà vedere “Cento piazze per la Costituzione” animate da chi non ha più intenzione di assistere alla replica dello spettacolo che si è consumato davanti e dentro al tribunale di Milano. Decidiamo dove e come, ma non restiamo a guardare.
Almeno su questo, persino solo su questo, ma almeno per un giorno insieme contro gli imbavagliatori di sempre.