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In Campania, i voti? Accattattavil

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di Arnaldo Capezzuto
I mazzieri, i capi  bastone, i “signorotti” della fabbrica del consenso anche in questa tornata elettorale non hanno fatto mancare il proprio contributo “qualificato”. Le facce sono sempre le stesse. Conoscono i meccanismi, le debolezze e sanno fare promesse a nome del politiconzolo di turno. Loro lo “portano” come si dice. La campagna elettorale per questi accalappia consenso è “fare i voti” quanti più per poi incassarne i vantaggi trasversalmente. Sia chiaro: il più delle volte questi “signorotti” sono entità che seguono le scie dei percorsi di intermediazione dei clan. Si, e non poteva essere diversamente la camorra gestisce ambiti del “gioco” elettorale : affissioni e propaganda nei “loro” rioni e roccaforti.

Il lavoro sporco serve. Alla fine anche un solo voto può fare la differenza, essere decisivo. Recuperare i “voti leggeri” è fondamentale. Anziani, disoccupati, famiglie disagiate, pregiudicati sono merce prelibata. Allora le promesse e le elargizioni diventano la sola regola che vale pur di assicurarseli. C’è sempre un caso Napoli e più in generale Campania che diventa il paradigma di un paese. Non meravigliatevi se i Caf – non tutti è chiaro – in campagna elettorale si trasformano in comitati pro candidato. Ormai è così. E’ una pratica normale. Tollerata e risaputa. Ci sono poi le tariffe: dai  15 ai 100 euro. Il pagamento è posticipato alla verifica – non avviene più con la foto al cellulare – ma nella statistica dei risultati seggio per seggio. Ma il borsino comprende anche il bimestre pagato per le utenze della famiglia, pacchi di alimenti recapitati a domicilio, confezioni regalo (immancabili lo zucchero e il caffè), mini sussidi elargiti direttamente dal candidato, abbonamento per tre mesi al pulmino scolastico oppure la quota al parcheggiatore abusivo.

Per non parlare dei buoni benzina,  i biglietti del calcio Napoli, le ricariche dei cellulari e delle pay poste. Come si dice in questi casi: tutto fa brodo. E nella fenomenologia del “favore” in cambio dei voti  un occhiolino lo strizzano anche le finanziarie. C’è un “interesse” di favore sul prestito che il candidato amico una volta eletto saprà ricambiare. Non mancano gli abboccamenti con le agenzie interinali, i nomi segnalati e casualmente selezionati che andranno ad occupare per poche settimane posti e ruoli in società amiche con contrattini iper flessibili. Giusto per avere la sensazione, l’impressione che il politico è una persona seria e manterrà sicuramente gli impegni e quindi merita il voto.

Del resto il “sistema” l’ha inventato sul finire degli anni Ottanta l’onorevole Alfredo Vito, mister centomila: riusciva con questi trucchetti a rastrellare migliaia di preferenze. C’è anche chi offre buoni acquisto per vestiti di marca o garantire il pagamento della tassa di possesso dello scooter e della moto così da intercettare il consenso giovanile fino a distribuire tessere nominative di risparmio convenzionate con discount, pizzerie, paninoteche e locali notturni.

Non potevano mancare altri cadeaux come le immancabili mozzarelle di bufala formato Luigi Cesaro noto come Giggino ‘a purpetta oppure come denuncia il Movimento 5 Stelle lo strano omaggio o meglio carineria dell’onorevole Paolo Russo, che ha fatto  recapitare nei seggi elettorali di Nola – suo quartier generale – porzioni di macedonia di frutta destinate agli scrutatori. Le macedonie erano accompagnate da una lettera di auguri per un buon lavoro, sottoscritta dal candidato, in qualità di Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Senza parole!

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