Non sono affatto un simpatizzante di Grillo e tuttavia alcune cose che dice dovrebbero far riflettere, soprattutto riguardo all’uso di internet e al suo effetto sul potere. Sono cose che dico da anni (nella migliore delle ipotesi guardato con sufficienza) e mi dispiace che almeno in parte non siano entrate nel patrimonio di idee del centrosinistra. Quest’ultimo conosce poco il tema e lo esorcizza dicendo che la rete non va mitizzata. Non si tratta di credere in un dogma. Il punto è un altro. Internet non sarà la panacea della crisi della politica ma é stato ed è un formidabile mezzo per spingere ai cambiamenti politici. La rete non è miracolosa, non è una religione, ma costituisce allo stato l’unico
strumento plausibile per l’esercizio di una partecipazione ampia alla discussione democratica. Questo è il motivo per cui non è gradita e si tenta in ogni dove di comprimerla. I partiti devono stare al centro del meccanismo democratico ma per questa fondamentale funzione dovrebbero avere anche la capacità, soprattutto nella presente fase storica, di
rinnovarsi, di stare vicino alla gente.
Un partito per sua natura infatti tende a rappresentare un’idea di società. Chi forma dunque questa idea: i mercati, le classi dirigenti del partito medesimo o piuttosto il sentire del popolo? Bastano poi le primarie una tantum per
questo? Dunque come si coglie questo sentire in una moderna democrazia se non con i mezzi tecnologici che consentono un rapporto diretto con i cittadini. L’antipolitica (fenomeno pericolosissimo e gravido, come ci insegna la storia, di drammatiche conseguenze) si alimenta soprattutto di questa mancanza di contatto con la vita di tutti i giorni. Il
pericolo di un ruolo sostitutivo della rete francamente non sembra affatto emergere.
Semmai l’assenza di consapevolezza del tema consente agli altri di appropriarsene. Non si può infatti scambiare per
mitizzazione il ruolo del mezzo come motore di aggregazione, di protesta, di trasparenza. Sarebbe contraddittorio con l’affermata centralità della politica come esercizio di partecipazione, a meno che non si voglia intendere quest’ultima come manifestazione di un potere che va disturbato il meno possibile perchè comunque depositario, quasi
ontologicamente, di giuste ragioni. La verità é che nel nostro paese invece di usare in senso riformista le grandi risorse del web per rafforzare la democrazia e rendere sempre più orizzontale il rapporto tra potere e cittadini, si combatte una guerra ottusa tra la poca modernità della politica tradizionale e la spinta radicalmente alternativa e antisistema che si avvantaggia dell’uso della rete. Se poi a questo si aggiunge la crisi economica, l’assenza di etica pubblica e un sistema elettorale vergognoso, la frittata é fatta.
Speriamo che nei prossimi mesi si abbia il coraggio di cambiare, di capire che il mondo non é più come una volta. La questione, non ci si illuda, non sarà dialogare ma avere la capacità di far valere il primato di una visione
autenticamente democratica e moderna.