La Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, giudica sconcertanti ed offensive le recenti dichiarazioni di Beppe Grillo sui giornalisti precari.Grillo, secondo quanto riportano le agenzie, a Isernia ha dichiarato: “Vai a vedere quanto pagano (i giornali, n.d.r) i loro precari, i giornalisti: 5, 6, 10 euro ad articolo. E’ chiaro che un ragazzo che prende dieci euro ad articolo non va a controllare le fonti dei suoi articoli: fa un articolo, lo sbaglia, fa un altro contro-articolo, poi fa una smentita, fa tre articoli e porta a casa uno stipendio. E’ questa l’informazione”.
Che la frase sia estrapolata da una polemica contro i giornali che godono di finanziamenti pubblici e poi sottopagano i propri collaboratori esterni, non rende la dichiarazione meno offensiva nei confronti di tanti freelance che ogni giorno svolgono con impegno e serietà il proprio lavoro: dalla cronaca cittadina alle inchieste in terre di mafia e sulla criminalità organizzata.
Peraltro è da anni che la Commissione lavoro autonomo, gli organismi di categoria e i movimenti di base dei giornalisti precari denunciano le insostenibili condizioni in cui si trovano costretti a lavorare i freelance, con retribuzioni da fame e con scarse tutele e prospettive.
E’ chiaro che in un tale contesto l’informazione è precaria, ricattabile e spesso scadente. Ma dare da intendere, come ha fatto Beppe Grillo, che da ciò le stesse vittime sfruttate ne traggano invece dei vantaggi, potendo scrivere in tal modo più pezzi, un tanto al chilo, e ricavarne addirittura uno stipendio, è fare affermazioni del tutto infondate ed offensive.
A questa si aggiunge la notizia che il quotidiano “Il Mattino” dal primo marzo taglierà i già magri compensi dei propri collaboratori esterni (cosa che avviene sistematicamente e da tempo in svariate testate italiane). La Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi sottolinea che la vera risposta a queste situazioni sta nel ripensare gli attuali modelli e prassi dell’industria dell’informazione e nel dare concreta e credibile attuazione alla legge sull’equo compenso dei giornalisti non contrattualizzati, recentemente approvata dal Parlamento.
Il resto sono solo parole. Che servono magari ad acquisire una maggiore visibilità elettorale, ma che generano disinformazione su problematiche invece molto serie e gravi.