E’ veramente una buona notizia quella riportata sul sito di Articolo21 della risposta data dalla presidente della Rai Anna Maria Tarantola all’appello della nostra associazione, inoltrato dal portavoce Beppe Giulietti e dal direttore Stefano Corradino, di dare spazio informativo ai fatti che riguardano i diritti umani e le crisi dimenticate nel mondo.
Scrive la Tarantola, “ho letto il Vostro appello che invita la Rai a dare più spazio ai diritti umani e alle crisi dimenticate anche attraverso la creazione di spazi ad hoc per le tematiche trascurate dagli spazi informativi. In proposito La informo che ho interessato le strutture competenti dell’azienda”.
La presidente prende dunque una posizione importante che è innanzitutto riconoscimento del lavoro svolto da Articolo 21, quindi della necessità di accendere i riflettori dell’informazione su quella vasta parte di mondo dove i diritti umani vengono costantemente violati, dove guerre aperte, conflitti striscianti, fame, denutrizione, persecuzioni politiche, tensioni sociali, discriminazioni di vario genere, costringono ogni giorno, ogni ora, la vita di milioni e milioni di esseri umani in una gabbia di dolore che è essa stessa negazione della vita.
Il silenzio dell’informazione può contribuire a perpetuarla, oppure possiamo raccontare e denunciare, innescando quei circuiti virtuosi di conoscenza, consapevolezza, solidarietà di cui noi tutti e tutte abbiamo bisogno in questo mondo globale, dove la rete non è solo l’aspetto tecnologico delle relazioni ma la capacità di scambiare e scambiarsi le forme della nuova partecipazione per costruire vera solidarietà.
Per le donne di gran parte del mondo oppresso da fame, conflitti, persecuzioni, la vita quotidiana si carica in più del peso insostenibile della discriminazione di genere, della violenza sessuale, della fatica di assicurare sostentamento per sé e per i propri figli, della lotta per la sopravvivenza in ambienti ostili che la negano in quanto tali.
Profughe, rifugiate, costrette a lasciare i propri paesi, vittime della tratta e della violenza, immigrate, bambine e ragazze analfabete, giovani lavoratrici senza diritti nelle reti dello sfruttamento globale, alla deriva in mondi sconosciuti senz’altra difesa che il proprio sguardo stupito davanti all’ignoto. L’informazione può fare moltissimo per illuminare queste esistenze raccontando semplicemente i fatti, basta girare la telecamera dalla loro parte; è la dignità umana violata che deve fare notizia. Quello che vedono i nostri occhi di croniste e cronisti quando la telecamera è spenta, quello che sta oltre noi che siamo solo narratori.
Per questo ci vuole una totale inversione di rotta, che ci riguarda anche in prima persona. Troppi anni sono passati rincorrendo un modello informativo tutto basato sull’esaltazione dell’individualismo del/della reporter, diretta conseguenza dell’ingabbiata politica “dell’individuo” di berlusconiana portata, che fatalmente ha finito per tacitare “le voci” della notizia, mentre via via condannava la nostra professione ad una plaga di ignoranza, circondata da scogli di mostruose arroganze. Dove può capitare che il servizio pubblico, di cui da più parti si invoca il ritorno alla sua originaria mission, possa confondere per esempio il ramadan musulmano con il pellegrinaggio, e la struttura clanistica della società Tuareg con l’organizzazione dei Pigmei.
Anche la narrazione dei fatti di violenza contro le donne – tema dei diritti violati – gravata dall’uso di un linguaggio stereotipato, disegna con poche eccezioni una melassa di situazioni indistinte, rispetto ai diversi contesti socio-culturali, che rischia di provocare terribili effetti di assuefazione o di indifferenza. Soprattutto nei più giovani. Lo denunciano le associazioni femminili e femministe.
Noi donne e giornaliste, nelle reti e nei gruppi da tempo concentratI sull’informazione del soggetto Donna, abbiamo una grande fiducia nella presidente della RAI, Anna Maria Tarantola.
Ci ricordiamo della sua apertura ad una nuova immagine femminile nei media, appena eletta nel Consiglio di Amministrazione RAI. Sappiamo della sua sensibilità al tema, sappiamo che sul suo tavolo ci sono tanti carteggi, ed altri non mancheranno di arrivare. Aspettiamo per esempio che ci vengano forniti i risultati del monitoraggio sull’immagine delle donne nell’informazione RAI che la Commissione di Vigilanza RAI ci ha annunciato già nello scorso dicembre, e che abbiamo quindi prontamente richiesto all’ufficio ed al funzionario competenti. La risposta positiva della presidente al’Appello di Articolo 21 ci rassicura sulla sua sensibilità, e da parte nostra sappia la presidente che noi donne siamo con lei, in questa difficile battaglia per rimettere le cose al proprio posto, e ridare all’informazione il ruolo di faro di conoscenza senza il quale non c’è possibilità di cambiamento e crescita culturale.