“Come relatore speciale delle Nazioni unite sulla promozione e tutela della libertà di espressione sono profondamente sorpreso che il Governo italiano abbia varato un Decreto sull’accesso all’informazione senza una preventiva consultazione con la società civile e gli altri stakeholders e soprattutto che il decreto sia stato approvato a due settimane dalle elezioni e surrettiziamente, omettendo di darne notizia nell’ordine del giorno della seduta della Presidenza del Consiglio dei ministri”. E’ questo il severo giudizio che Frank La Rue, relatore speciale ONU per la promozione e tutela della libertà di informazione, raggiunto da Open Media Coalition, ha espresso sul decreto di riordino della disciplina sulla trasparenza approvato, in gran segreto e con sorprendente “urgenza”, dal Governo nella seduta dello scorso 15 febbraio.
Come già denunziato da Open Media Coalition nelle scorse settimane il testo del decreto
approvato e presentato dal Governo come una legge ispirata al Freedom of information act non ha, nella realtà, niente a che vedere con le leggi che, nel resto del mondo, garantiscono a chiunque il diritto di accedere ad ogni informazione in possesso della pubblica amministrazione e di ogni altro ente a qualsivoglia titolo controllato dallo Stato.
“Vorrei incoraggiare il Governo a pubblicare il testo del decreto il prima possibile come primo segnale di trasparenza” ha detto, ancora, Frank La Rue a Open Media Coalition.
Appare, in effetti, paradossale, trattandosi di una legge sulla trasparenza dell’azione
amministrativa, che la Presidenza del Consiglio abbia scelto – nonostante le reiterate richieste – di mantenere segreto il testo del decreto approvato. Le prime indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi e i numerosi draft del provvedimento già filtrati da Palazzo Chigi, tuttavia, consentono, purtroppo, di escludere che il Decreto abbia qualcosa a che vedere con i suoi omologhi – solo di nome – approvati nel resto del mondo. Il Governo, infatti, sembrerebbe aver in sostanza stabilito semplicemente che le amministrazioni dello Stato devono riconoscere l’accesso a chiunque ne faccia richiesta alle sole informazioni che, in forza della disciplina vigente, sono tenute a pubblicare sui propri siti internet.
Come dire che, per effetto del decreto, da domani chiunque potrà accedere ad ogni informazione alla quale, per legge, dovrebbe, già da anni, poter accedere attraverso internet. Un autentico bluff, una presa in giro istituzionale della quale non è chiara la finalità. Una situazione quella italiana che preoccupa le Nazioni Unite tanto che il relatore speciale sulla libertà di espressione ha aggiunto “Vorrei reiterare la mia richiesta di svolgere una visita ufficiale in Italia non appena il nuovo Governo sarà nominato per valutare quest’ultima vicenda ed ogni altra connessa al tema della trasparenza e dell’accesso alle informazioni pubbliche, all’accesso a Internet nonché all’indipendenza delle Autorità di regolamentazione come AGCOM, alla riforma della disciplina del sistema pubblico radiotelevisivo, di quella sul pluralismo dei media e sul conflitto di interessi”.
Al riguardo vale la pena ricordare che le Nazioni Unite chiedono all’Italia di autorizzare una visita ufficiale del loro relatore speciale per la promozione e tutela della libertà di espressione sin dal 2009, e che né il Governo Berlusconi, né il Governo Monti hanno mai risposto a tale richiesta. Una situazione grave rispetto alla quale, nelle prossime settimane, Open Media Coalition lancerà una campagna al fine di ottenere che il nuovo Governo, inauguri il suo mandato, invitando immediatamente le Nazioni Unite a svolgere una visita ufficiale in Italia allo scopo di redigere una relazione sullo stato della libertà di informazione nel nostro Paese.
Vogliamo trasparenza: il testo dell’appello