Ancora due donne uccise perché donne. Le drammatiche storie di Ilaria Sula e Sara Campanella, morte a poche ore di distanza, sono tragicamente simili a tutte le altre. Donne che dicono “no” e che pagano con la vita la rivendicazione del diritto ad essere libere di scegliere. Non si tratta di “amori malati”, di “mostri”, di “atti folli”. Si tratta di uomini incapaci di essere davvero uomini. Il femminicidio è la tragica conseguenza di una cultura della supremazia maschile nei confronti delle donne, una cultura che permane nella società italiana contemporanea e sopravvive persino tra i giovani, retaggio di un patriarcato che non è ancora sconfitto. Questo è il tema. Nulla servirà davvero ad impedire che altre donne muoiano se prima non si avrà il coraggio di guardare in faccia questa sconvolgente realtà. Sono necessarie norme più stringenti; è necessario che le donne siano assistite nel momento in cui denunciano, che non siano abbandonate; è necessario che la scuola si faccia portatrice di cultura del rispetto e di educazione alla sessualità dei più giovani. Ma ogni sforzo sarà inutile se non si faranno i conti, definitivamente, con il tema più importante: l’ incapacità di troppi uomini di accettare il processo di emancipazione delle donne, il loro diritto a dire “no”, la loro ribellione a modelli precostituiti, a ruoli predeterminati. L’ incapacità ad accettare la loro scelta di autodeterminazione. La violenza comincia prima del femminicidio. Il femminicidio è il tragico atto finale.
È ora che anche la narrazione giornalistica dei femminicidi faccia giustizia di luoghi comuni. Le vite delle vittime sono scandagliate senza pietà, quasi a cercare una ragione o una colpa nella loro morte. Mentre si concedono paradossali attenuanti a chi le ha uccise. “Un omicidio dice che qualcuno è morto”, scriveva Michela Murgia, “un femminicidio spiega perché.” Le donne muoiono per mano di uomini perché sono donne. Donne che vogliono sottrarsi al volere di uomini che pensano ancora di poter esercitare un potere su di loro.
Se non si parte da una chiara presa di coscienza di questo tema senza paure e reticenze, con coraggio e mente libera non si riuscirà a sconfiggere la tragedia dei femminicidi.
