80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

L’inaudita violenza dell’aggressione alla magistratura da parte del governo

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L’aggressione alla magistratura da parte del governo tendente ad intimidire i magistrati – che l’incauto neo Presidente dell’ANM pensava di poter “ammorbidire” perorando ed ottenendo un incontro con la premier Meloni, rivelatosi, come era prevedibile, inutile e infruttuoso – è proseguita con inaudita violenza. Dopo l’attacco ai tribunali civili di Roma, Bologna, Catania e Palermo per le sentenze sui migranti, e poi al tribunale penale di Roma per la condanna ad otto mesi di reclusione inflitta al sottosegretario alla Giustizia Del Mastro, a finire nel mirino dell’esecutivo è stato il massimo organo giurisdizionale nella sua più alta espressione: la Corte di Cassazione a Sezioni Unite. La Corte ha avuto l’ardire di accogliere il ricorso per risarcimento danni non patrimoniali proposto contro il governo da uno dei 150 migranti che nell’agosto del 2018 furono costretti a vivere per dieci giorni in condizioni disumane, ammassati sotto il sole sulla tolda della nave 18 della guardia costiera, perché un ordine del ministro degli Interni Salvini ne aveva vietato lo sbarco.

Mentre il v. premier Salvini, politico dai non esaltanti percorsi lavorativi e culturali, ha definito “vergognosa la decisione”, la furibonda premier, improvvisatasi sagace giurista, l’ha definita “opinabile” e “in contrasto con la giurisprudenza consolidata”, per poi, demagogicamente e per pura propaganda, aggiungere che “il risarcimento sarebbe avvenuto con i soldi – (poche migliaia di €uro !!) – dei cittadini onesti che pagano le tasse …. Non credo che queste decisioni avvicinino i cittadini alle istituzioni”. In realtà, le Sezioni Unite non hanno fatto altro che ribadire un pacifico principio di diritto internazionale che solo politicanti faziosi e pseudo giuristi in mala fede, sempre proni al potere, non vogliono riconoscere. Si tratta di quel principio perfettamente applicabile alla vicenda della nave 18 in cui l’allora ministro dell’Interno ha esercitato i suoi poteri non solo in contrasto con l’art. 10 della Costituzione che tutela il diritto d’asilo, ma anche in violazione dei diritti fondamentali, in particolare del <<principio del non respingimento>> e delle convenzioni internazionali tra le quali quella ONU sui diritti del mare che prevede l’obbligo di salvare chiunque sia in difficoltà e di sbarcarlo in un porto sicuro.

Ora, le Sezioni Unite, con la loro massima autorevolezza, ribadiscono che “le convenzioni internazionali in materia, cui l’Italia ha aderito, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli artt. 10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga sulla base di scelte e valutazioni discrezionali dell’autorità politica, poiché assumono, in base al principio <<pacta sunt servanda>> un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna; tale obbligo trova una più dettagliata enunciazione, con riguardo alla specifica attività di soccorso in mare, nella Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare (c.d. Convenzione Solas del 1974), nella Convenzione internazionale sulla ricerca e il soccorso in mare (c.d. Convenzione Sar del 1989) nonché nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982 (c.d. Convenzione Unclos)”.

A fronte del violento attacco è giustamente intervenuto il Primo Presidente della Corte, Margherita Cassano, che, in un comunicato, ha dichiarato: “sono inaccettabili insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato dei diritti”.

Ed, allora, si impone una domanda: anche di fronte alla doverosa, grave denunzia del più alto magistrato della Repubblica, continuerà a restare silente il Presidente della Repubblica (che presiede anche il C.S.M.) oppure interverrà per richiamare il governo (e per esso la iraconda premier) a desistere dal turbare l’equilibrio tra poteri dello Stato voluto dalla Costituzione di cui il Capo dello Stato è, appunto, il garante?

ANTONIO ESPOSITO

(già Presidente di sezione della Corte di Cassazione)


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