di Nadia Redoglia
Morto un papa se ne fa un altro: d’ora in poi, almeno per la prima parte, s’ha d’ aggiungere altra opzione. Non può essere che la benvenuta almeno per due motivi. Il primo configura l’umano essere fatto della stessa sostanza del padre terreno come ciascuno di noi, il secondo perché è innegabile che quella Chiesa e quello Stato vogliano offrire al resto del mondo la volontà di adeguarsi alle mutazioni epocali. Da papa Giovanni (XXIII) a Benedetto (per quanto Giovanni Paolo II) l’allontanamento dalla Chiesa, specie nelle vocazioni, è stato esponenzialmente severo. Una “rottura” di questa portata non può che essere salvifica. Infonde speranza, aumenta la fede, amplifica la carità che, si ricorda, non sono solo virtù teologali, ma autentiche boccate d’ossigeno per tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà.
Alla faccia d’antiche profezie, pur autorevoli, ma pure di complotti maniacali dei “mostradamus de noantri”, a me piace voler credere e sperare in un futuro più caritatevole nel senso più elevato del significato di carità.