BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La ricostruzione fatta da Report sul rapporto tra politica e mafia è stata rigorosa ed esemplare

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Comprendo l’indignazione di Marina Berlusconi per la puntata di Report di Sigfrido Ranucci e Paolo Mondani, dedicata al padre Silvio, all’amico Dell’Utri e alla mafia. E’ l’indignazione di una figlia che vorrebbe che il proprio padre fosse diventato, con la dipartita, santo subito, con tanto di oblio sulla parte peggiore della sua storia e di lui si ricordassero solo i fatti positivi, le buone azioni. Non è così e non deve essere così. L’ex Cavaliere, in vita, si è dato molto da fare per cancellare le malefatte, tra prescrizioni, amnistie, modifiche per depenalizzare il reato con leggi ad personam, senza dimenticare i reati estinti per decesso dell’imputato. A lui dobbiamo anche l’editto bulgaro contro Biagi, Luttazzi, Santoro, le loro redazioni e l’eredità che questo atto vergognoso di profonda censura ha lasciato. La ricostruzione fatta da Report sul rapporto tra politica e mafia è stata rigorosa ed esemplare come sono le inchieste realizzate da Mondani, approfondite in studio da Ranucci per renderle comprensibili a tutti. Gli interventi qualificanti di magistrati che hanno messo in gioco la loro vita per combattere la mafia, quali Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Gianfranco Donadio, Luca Tescaroli, Alfonso Sabella, le indagini fatte da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non si possono tradurre in “pattume mediatico giuridico”.

L’agitazione della presidente della Fininvest e i giornali – ad esempio il Foglio – che gli vanno dietro, non hanno giustificazioni perché il cittadino ha il diritto di sapere cosa ruota attorno alla politica e quanto contano ancora le mafie nel nostro Paese. La puntata di Report è stata, un approfondimento sull’intreccio tra politica, crimine organizzato e affari, che raramente si vede in tv. Questo è il vero problema. La trasmissione ha il sapore delle inchieste che hanno fatto grande la Rai: Enzo Biagi, Sergio Zavoli, Giò Marrazzo, Roberto Morione e altri ancora. Profonda nostalgia. E’ un sapore antico dato da temi lontani dai cittadini, sugli intrecci tra politica e criminalità organizzata le luci sono state strategicamente spente, nei tg non si usa più la tecnica dell’inchiesta, le interviste, il più delle volte sono concordate o addirittura sostituite da dichiarazioni senza mai la seconda domanda ovvero la replica del giornalista, l’agenda è dettata non dai fatti, non da ciò che accade nella società, non dai problemi reali del Paese, ma da chi siede a Palazzo Chigi, come ha dimostrato la conferenza stampa della premier Giorgia Meloni di inizio anno.


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