Se ne è andato Furio Colombo, aveva compiuto da pochi giorni 94 anni, era nato il primo gennaio 1931. Giornalista, scrittore, manager e politico, tanti ruoli con un denominatore comune: la schiena dritta. Sono tanti i momenti trascorsi insieme, alcuni professionali, all’Unità, quando divenne direttore, mi chiese di collaborare, poi insieme nella squadra del Fatto Quotidiano con Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Peter Gomez. Amico di Enzo Biagi, partecipò diverse volte alla trasmissione il Fatto su Rai1. Indimenticabile l’intervista, l’ultima che fece Pier Paolo Pasolini, intitolata “Siamo tutti in pericolo”, fu realizzata da Colombo nel pomeriggio dello stesso giorno in cui Pasolini venne assassinato. Sarebbero tanti i momenti professionali da citare nella lunga vita di Colombo che rappresentano la storia del giornalismo, lui che fece parte di quella pattuglia di intellettuali, giovani di belle speranze, che venne assunta nel 1954 per concorso in Rai con il compito di portare cultura nelle case degli italiani, con lui Gianni Vattimo, Umberto Eco, Raffaele Crovi, Giovanni Tantillo e altri. Furono veri pionieri che avevano capito cosa avrebbe rappresentato il mezzo televisivo e l’importanza che avrebbe avuto nella divulgazione, con loro nacquero le prime trasmissioni televisive. A proposito di televisioni, Colombo fu un grande oppositore di Silvio Berlusconi in Parlamento e sui giornali, soprattutto sulla presenza del suo conflitto d’interessi a causa delle sue televisioni, per il suo controllo di quasi tutta l’editoria, come uomo tra i più ricchi del mondo che partecipava ad ogni vicenda della finanza italiana e internazionale. Tutte le volte che veniva intervistato diceva: “La legge sul conflitto d’interessi dovrebbe contenere questi due punti: primo chi possiede i media non governa; secondo chi governa non possiede i media”. Nel giorno del suo addio, mi preme ricordare Furio soprattutto come protagonista di ciò che accadde nel nostro Paese dopo l’editto bulgaro, con le grandi manifestazioni di Roma e Milano contro la censura e contro la legge Gasparri, insieme a Gino Strada, Marco Travaglio, Daria Colombo, Pancho Pardi, Beppe Giulietti, Flavio Lotti, Dario Fo, Franca Rame, Paolo Sylos Labini, padre Alex Zanotelli e tanti altri. Ebbero la capacità di farsi ascoltare dai giovani e di far capire la necessità di stare insieme, avevano capito il pericolo che era in aguato, la forza di allora, che purtroppo negli anni si è persa, stava nel mettere insieme tante diversità rinunciando ognuno a qualcosa. Grazie a quel gruppo partì, in modo forte e inarrestabile, quel recupero di valori che aveva come base: la pace, la solidarietà e la libertà di espressione.