Nell’ultimo capitolo del suo Libro “Note di cronaca”, quello in cui racconta la sua straordinaria “Intervista (im)possibile” a Bob Geldolf, Stefano Corradino dice che per natura non si scoraggia facilmente, e questo aspetto del suo carattere si era intuito chiaramente dal poco tempo intercorso tra l’annuncio del crowdfunding per realizzare un suo disco ispirato al tema dei diritti umani negati e l’ uscita del bel vinile, con la copertina disegnata da Mauro Biani. Abbiamo ancora fresco il ricordo della coinvolgente serata ad Orvieto, in cui al Teatro del Carmine Stefano aveva raccontato e cantato le sue canzoni ed è già pubblicato il libro in cui riesce a mettere insieme le canzoni con la narrazione dei fatti di cronaca che le hanno ispirate, con le interviste che ne son seguite, aggiungendo il racconto di altre tragiche vicende che ha documentato come giornalista e nuove interviste a persone significative.
La scrittura di Corradino è densa e sintetica e in quindici brevi capitoli ci propone un quadro del nostro recente passato e dei più scottanti problemi di attualità: il Covid e la Sanità pubblica, l’immigrazione e i morti in mare, la vicenda di Ilaria Alpi, il caso Cucchi e il reato di tortura, la mafia oggi, le morti sul lavoro, le mamme “alienanti” e il femminicidio. L’autore ci coinvolge nella narrazione, inserisce ogni tanto pochi precisi dati su le problematiche trattate che scuotono le coscienze, ci commuove con storie note, ma già un po’ dimenticate ed altre meno conosciute, ma altrettanto dolorose e che chiedono giustizia. Il suo racconto si fa a tratti autobiografico e nel narrarci la sua esperienza giornalistica, condotta con passione politica, dagli esordi ad oggi, parallelamente ci racconta la sua passione musicale, nata per contagio e per cromosomi dai genitori (il padre stesso musicista di professione), dalle prime esperienze giovanili ad oggi.
Corradino ci parla della suo lavoro di cronista per Rainews 24, viaggiando da Nord a Sud durante il Covid quando viene a contatto con tanti medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, operatori amministrativi. Ci ricorda situazioni che abbiamo vissuto e che forse abbiamo archiviato e dimenticato troppo presto. Nella quarantena di quattordici giorni, seguita alla lunga esposizione per documentare la pandemia, ha scritto “ Contagiò”, canzone dedicata a Giorgio Sacrofani, un autista soccorritore morto di Covid il 30 marzo 2020. Il titolo “ Contagiò” gioca con le parole per invitare a contare e ricordare le tappe di un lavoro estenuante tra le corsie e per ribadire l’importanza e la necessità di una Sanità pubblica che garantisca il diritto alla salute di tutti. Il tema viene ripreso nell’intervista ad Antonella Viola, biologa, immunologa e divulgatrice scientifica di fama internazionale, che per un periodo è finita sotto scorta per le minacce dei no–vax nel 2022. Viola confessa di non aver mai coltivato la visione che si uscisse migliori dal Covid: molte sono state le conseguenze a livello psicofisico ed economico e la crisi ha acuito tensioni e problemi sociali. Se ci sono stati importanti progressi tecnologici, in particolare grazie all’RNA, una rivoluzione nella cura e nella prevenzione, non altrettanti progressi si vedono nella gestione di una Sanità pubblica per la quale non si opera adeguatamente, anche rispetto al possibile rischio di nuove pandemie. Per vivere bene e in buona salute Viola ribadisce la necessità di combattere l’ignoranza e la disinformazione attraverso la cultura scientifica, per questo continuerà a fare divulgazione scientifica, perché non c’è vera libertà nell’ignoranza.
La storia di Yaya Sangare, intervistato la prima volta per Rainews nel 2017, ha ispirato la canzone “La nave della speranza”. Yaya è un ivoriano scappato dalla guerra con la moglie e quattro figli: solo lui e la piccola Deborah sono sopravvissuti al naufragio. Ora si è rifatto una vita in Francia ed esprime la speranza che l’Occidente faccia qualcosa nei paesi da cui partono i migranti per migliorare le condizioni di vita e evitare le partenze. Speranza coltivata anche da Mamadou Kouassi Pli Adama, oggi mediatore culturale e animatore nel Movimento Rifugiati di Caserta, intervistato per la prima volta nel 2018. La sua storia ha ispirato Matteo Garrone e Mamadou ha partecipato alla stesura della sceneggiatura del film “Io capitano”. Dalla prigionia in Libia al palco degli Oscar a Los Angeles, oggi si batte per i diritti e la dignità non solo dei migranti, ma anche dei cittadini italiani.
Uno dei testi a mio avviso più poetici fra le canzoni è “Rosa bianca”, dedicato ad Ilaria Alpi, uccisa in Somalia insieme a Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. Corradino ricostruisce la vicenda di Ilaria e riprende passi dell’intervista alla madre Luciana, incontrata poco prima della sua morte. Giorgio e Luciana, i genitori di Ilaria Alpi, hanno combattuto fino alla morte perché si giungesse alla verità e questa strenua ricerca delle vere responsabilità li accomuna ai genitori di Giulio Regeni, anch’egli vittima di una storia dolorosa ancora irrisolta. Altre vittime aspettano giustizia come il fotoreporter Andrea Rocchelli ucciso nel 2014 in Donbass insieme all’attivista dei diritti umani Andrj Mironov e Mario Paciolla, cooperante, giornalista, attivista ucciso in Colombia nel 2020. Il caso di Ilaria Alpi è anche argomento dell’intervista a Giovanna Botteri, che era stata sua collega agli inizi della carriera. Botteri conclude il dialogo esprimendo il desiderio che la storia di Ilaria e Miran sia raccontata anche come “un racconto felice. Perché la loro è una bella storia di giornalismo, di due belle persone”. Una storia che dovrebbe essere di stimolo e di esempio ai giovani reporter per la voglia “di andare in giro a conoscere cosa succede nel mondo. Senza paura. Armati di coraggio” come hanno fatto loro.
“Sulla nostra pelle” è la canzone dedicata a Stefano Cucchi, la cui vicenda viene ricostruita anche attraverso le parole della sorella Ilaria che con tanta determinazione si è battuta per fare emergere la verità e far individuare i colpevoli. Insieme a Ilaria Cucchi vengono ricordate Patrizia Moretti, Lucia Uva e Domenica Ferulli, “sono mogli, sorelle, figlie di uomini che hanno subito soprusi nell’indifferenza generale”: Federico Aldovrandi, Giuseppe Uva e Michele Ferulli. Corradino non vuole lasciare indietro nessuno, il giornalismo per lui non è solo lavoro, è un impegno di vita. Per questo, parallelamente a questi casi, ci racconta di Articolo 21, associazione per la libertà di informazione e di espressione ispirata al medesimo articolo della Costituzione e fondata il 27 -02-2002; da allora ne è socio e dal 2005 è direttore di Articolo21.org. In Italia la legge 110/2017 ha finalmente introdotto nel Codice penale il reato di tortura e nell’intervista a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, si parla del rischio che si corre attualmente che il reato di tortura venga cancellato. Si sottolinea inoltre come il caso Assange, nonostante ora il giornalista sia libero, abbia costituito un chiaro messaggio intimidatorio per il giornalismo d’inchiesta. Sul tema della mafia si racconta la vicenda della giornalista Federica Angeli che ha denunciato il clan Spada di Ostia una prima volta nel 2013. Corradino l’ha intervistata per il sito di Articolo 21 pochi giorni dopo che era stata messa sotto scorta. In Italia ci sono oltre duecentocinquanta giornalisti sotto vigilanza, di cui ventidue sotto scorta. “Il gioco della verità” è la bella canzone in cui si immagina un dialogo fra Federica Angeli e il figlio Lollo. La giornalista, per fare accettare ai figli la situazione della scorta senza spaventarli, era ricorsa a uno stratagemma, un gioco. “Il gioco di Lollo” è il libro da lei scritto, in cui dà la parola al figlio per raccontare la mafia vista con gli occhi di un bambino. Sulla mafia oggi e il sentimento della legalità verte anche l’intervista a Nando Dalla Chiesa.
Il problema delle morti sul lavoro viene introdotto dal caso dal caso di Lisa Gastoni, una ingegnera milanese di trentuno anni che divideva la vita tra lavoro e sport. E’ morta a Salerno nel 2010 mentre effettuava un sopralluogo nel solaio di un capannone e all’improvviso per un cedimento è precipitata da un’altezza di sette metri. La madre Marianna Viscardi , intervistata nel 2017, racconta di come i titolari, padre e figlio, dell’azienda e proprietari del capannone, condannati in primo grado, siano sostanzialmente stati assolti negli altri gradi di giudizio. Marianna conclude amaramente che l’esito di quella sentenza dimostra come i potenti l’abbiano sempre vinta. Centodue sono i passi che Marianna deve compiere da casa sua alla tomba dove la figlia Lisa riposa e “102 passi” è il titolo della canzone a lei dedicata.
Molto intensa e interessante è l’intervista del 2023 a Bruno Giordano, uno dei massimi esperti in Italia sul tema della sicurezza sul lavoro. Nel nostro paese c’è un infortunio al minuto, ma il numero degli infortunati non corrisponde al numero delle vite, perché dietro ogni infortunato c’è una famiglia distrutta. I dati che Giordano fornisce sull’infortunistica sono impressionanti “… solo per gli omicidi, venti volte superiore ai dati del femminicidio, dieci volte superiore ai dati della criminalità organizzata”. In Italia non manca la legislazione sull’infortunistica, ma manca una sua scrupolosa applicazione. E’ inoltre necessario superare la frammentazione degli interventi attraverso la creazione di una “Procura nazionale del lavoro e dell’ambiente perché la tutela della salute deve essere assicurata dentro e fuori i luoghi di lavoro, senza soluzione di continuità. La salute è un predicato dei diritti dell’uomo e del bene comune”, sostiene Giordano.
“Il giardino Di Arianna” è la canzone dedicata alla triste storia di Ginevra, una donna che da dieci anni è stata separata dalla figlia. Il tribunale di Roma, dopo che la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti, l’ha dichiarata inadatta a educare la figlia per la sua personalità “istrionica”. Tuttavia Ginevra svolge da vent’anni il ruolo di maestra, amata e stimata da alunni e genitori. Segue l’intervista a Dacia Maraini, feconda scrittrice e una delle voci più alte del femminismo italiano. Con lei Corradino parla dei femminicidi e dell’educazione dei giovani, pensando ai quali Maraini ha scritto il suo ultimo libro “Vita mia”, estrema testimonianza di chi ha vissuto, come la sua famiglia, in un campo di prigionia per aver rifiutato il giuramento alla Repubblica di Salò. Tanti i temi e gli spunti di riflessione offerti da “Note di cronaca” un libro che scuote la nostra sensibilità rispetto alle molte emergenze della nostra società, scritto con una passione politica contagiosa.