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Speranze per la cronaca giudiziaria: gli inquirenti possono informare i giornalisti. Cosa dice l’ultima sentenza europea

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C’è un primo spiraglio per la cronaca giudiziaria e arriva da una recentissima sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo il cui contenuto è stato illustrato in queste ore dalla professoressa Marina Castellaneta su Il Sole24Ore. Nel provvedimento si chiarisce come le autorità inquirenti abbiano il diritto di informare il pubblico sulle inchieste penali in corso ed è così conforme alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo l’adozione di un comunicato stampa con cui i magistrati informano sulle inchieste, indicando le accuse e le diverse fasi del procedimento a condizione, però, che nel testo non siano riportate espressioni in contrasto con il diritto alla presunzione d’innocenza della persona interessata. Insomma la chiosa che è già contenuta in svariati comunicati stampa delle forze di polizia delegate dai Procuratori. La sentenza depositata due giorni fa (Yoncheva contro Bulgaria) ruota attorno alla ricostruzione delle regole sulla presunzione d’innocenza della Convenzione (articolo 6), richiamando anche la direttiva Ue 2016/343 sul rafforzamento della presunzione di innocenza e sul diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali e individuando il punto di equilibrio tra libertà di espressione e presunzione d’innocenza.

A rivolgersi a Strasburgo è stata una giornalista molto nota nel suo Paese, attualmente eurodeputata, accusata di riciclaggio di denaro. La ricorrente aveva condotto molte inchieste sulla corruzione dei membri del partito al Governo, denunciando irregolarità nell’attribuzione di appalti pubblici, ma era stata denunciata da due esponenti del partito. La procura aveva aperto immediatamente un’inchiesta per riciclaggio di denaro e aveva chiesto al Parlamento europeo la revoca dell’immunità parlamentare, istanza che era stata respinta proprio tenendo conto dell’esistenza di dubbi sull’indagine in corso nei confronti della giornalista che aveva denunciato casi di corruzione. L’indagine era andata avanti e il Procuratore aveva emesso un comunicato stampa utilizzando un linguaggio che faceva già apparire la ricorrente come colpevole. Così, la donna si è rivolta a Strasburgo ritenendo che fosse stato violato il diritto alla presunzione d’innocenza insito nell’articolo 6 della Convenzione. La Corte ha respinto l’eccezione del Governo il quale riteneva che non fosse stata rispettata la condizione del previo esaurimento dei ricorsi interni. La Corte ha sottolineato altresì  l’importanza del diritto alla presunzione d’innocenza ai fini dello svolgimento di un equo processo, ma ribadisce la necessità di distinguere tra le dichiarazioni che riflettono la colpevolezza della persona interessata e quelle che si limitano a descrivere l’esistenza di un sospetto.


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