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Libertà di informazione sotto attacco, in un anno e mezzo 35 giornalisti uccisi in Africa

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Anche tra i giornalisti uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro ci sono differenze sostanziali nell’attenzione e nel riguardo che viene ad essi riservata.
La carneficina a Gaza è inaccettabile e bisogna denunciare ogni giorno quanto accade ai reporter che provano a raccontare la guerra che si consuma in Palestina nell’impotenza del mondo.
Ma anche i 35 colleghi uccisi in Africa nell’ultimo anno e mezzo meriterebbero una menzione.
L’ultima a perdere la vita nel 2024, lo scorso 8 dicembre, Hanan Adam. Lei e il fratello Youssef sono state uccisi dalle milizie che hanno scatenato il conflitto che attanaglia il Sudan. L’attacco da parte del gruppo paramilitare Rapid Support Forces, nella loro abitazione a Wad Al-Asha, nello stato di al-Gezira, ha scosso profondamente la comunità dei media africani e non solo.
Hanan Adam, corrispondente per il quotidiano al-Midan, legata al Partito Comunista sudanese, rappresentava una voce critica in un contesto di crescente repressione.
Questo tragico evento non è isolato ma si inserisce in un quadro più ampio di violenze sistematiche contro i giornalisti nel paese.
Hanan è la sesta giornalista uccisa in Sudan nel 2024, consolidando il paese come il più pericoloso per i professionisti dell’informazione in Africa.

Credits Focus on Africa 


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