Io non la conoscevo bene ma Tania era una “Giulia”, era una giornalista unita libera indipendente autonoma, e me la ricordo seduta al tavolone nella sala di stampa romana alla Torretta in una delle nostre riunioni serali in cui faceva brillanti proposte per il sito, poi non andate in porto. Tania era giovane e lucente, carica di ardore, e adesso una malattia l’ha portata via, come fanno le forbici quando si accaniscono su un fiore appena sbocciato. Tania Passa non c’è più e oggi i suoi funerali sono alle 15 presso la chiesa S. Pietro di Albano Laziale.
Tania ha lasciato però questo suo articolo sul femminicidio pubblicato su “Articolo21″ e scritto quando sulla rubrica del “Fatto quotidiano” online, “Donne di fatto” appunto, uscì un pezzo che con sfacciataggine inaudita negava il femminicidio, mistificando i dati dell’Onu sulla violenza e mettendoceli sotto il naso a noi, che ce ne occupiamo e che facciamo le giornaliste non per hobby ma per mestiere, senza che il direttore del giornale alzasse un dito (come già successo altre volte con “Il Fatto” online). So bene di cosa si tratta perché tante volte mi sono ritrovata qui su questo blog i commenti di queste persone che con indefessa incoerenza negano la realtà per altri scopi.
Tania però non aveva paura e diceva le cose così come stavano, aggiungendo una sana indignazione e una razionalità che non ha perso l’anima, sostenuta da quella passione che ci accomuna tutte. Per questo è un onore per me pubblicare qui questo suo ultimo articolo, che è un j’accuse su come l’informazione che tratta la violenza sulle donne non può accogliere “opinioni” che stravolgono una realtà così grave, e su come i giornalisti debbano riprendersi la responsabilità di stare dalla parte della verità che non prevede sconti né compromessi. Per questo, da oggi in poi, l’articolo “Non c’è dibattito sul femminicidio” di Tania Passa sarà per me il Manifesto sul Femminicidio e lo porterò ovunque finché avrò il fiato di parlare.
Grazie Tania
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da Articolo21
Non c’è dibattito sul femminicidio
di Tania Passa
“Non c’è dibattito sul femminicidio e non ci può essere con chi lo nega , ci sono valori come essere contro il razzismo, contro la pedofilia, essere contro il nazismo e il fascismo, essere contro il femminicidio che in questa nazione sono fondamentali.
Non c’è nessuna pluralità di opinione che possa giustificare il sacrificio di tali valori, soprattutto per il giornalismo. Purtroppo in Italia i valori non vengono prima delle opinioni, questo è il Paese in cui molti giornalisti e direttori egocentrici stanno distruggendo anche l’ultima briciola di civiltà e coscienza per far posto a un cinismo che mette spavento. E’ il caso oggi di Peter Gomez e il sito de il fatto quotidiano che normalmente reclama alti valori costituzionali, purtroppo come diceva Hegel il demonio cova nei dettagli , e stavolta i dettagli sono pesanti.
Sul sito del fatto quotidiano è comparso un post sessista contro il femminicidio che a detta del blogger sarebbe un’invenzione mediatica. Lo stesso sito dove scrivono la Zanardo e altre che provano a difenderle le donne. Come si fa a considerare più opinioni sui valori? E’ come se uno mettesse un post di Messina denaro e poi di Borsellino. Non è pluralità, ma rendere opinabile la mafia. “Salga a bordo cazzo direttore!”
In Italia si paga con la vita il cinismo degli uomini . Non ha tremato il direttore davanti a quelle righe infamanti, non ha sentito neanche un rigurgito di giustizia pubblicando quel post. Ho bisogno di indignarmi ancora contro il cinismo maschilista che con leggerezza considera lecito avallare l’odio sessista , non lo si può scambiare per opinione .
Caro direttore purtroppo il mondo non lo cambia un’opinione , ma il buon esempio e lei oggi non lo ha cambiato, anzi lo ha peggiorato. Oggi con la sua azione ci ha comunicato che si può avere un dibattito sulla piaga sociale del femminicidio fino a negarlo. Deve sapere che io so , so tutto, non ho le prove ma so chi sono i mandanti morali di tutti quegli omicidi: sono i tanti misogini come lei che messi nei posti di potere dell’informazione italiana possono influire sull’informazione del Paese, formare valori e disvalori fino a rendere opinabile e leggero ammazzare una donna.
Provo vergogna per tutti voi per colpe che non potrete vedere mai a causa di una mediocrità sessista
Io però so tutto non ho le prove, ma lo so e voglio urlarlo a nome di Carmela e le altre 99 che in 10 mesi sono state già ammazzate”.