Pochi giorni fa, per la precisione lo scorso 6 dicembre, è stato pubblicato dal CENSIS il 58esimo rapporto sulla società italiana, con il consueto obiettivo di analizzarne gli aspetti e i mutamenti. Neanche a dirlo (ma non è una sorpresa) i risultati non sono affatto benevoli.
Il primissimo dato su cui questo rapporto si concentra, e quello sulla percezione stessa che la società italiana ha del mondo che la circonda, una percezione fortemente influenzata dal ritorno in grande stile della politica internazionale nel discorso pubblico.
“Ci siamo risvegliati dall’illusione che il destino dell’Occidente fosse di farsi mondo. Viviamo invece in un mondo scosso da forti tensioni, in cui nessuno è contento di come il mondo è. Un mondo risentito e minaccioso, in cui le insoddisfazioni dei leader e dei popoli si stratificano e si rinfocolano, introducendoci in un’era dello scontento globale.”
Per quasi la metà della popolazione italiana (il 49,6%) il futuro del Paese sarà fortemente condizionato dal cambiamento climatico e da tutti gli eventi calamitosi che questo comporterà; per il 46%, invece dalla piega che prenderà la guerra in Medio Oriente e per il 45% dall’altro grande conflitto attualmente in corso, ovvero quello tra Russia e Ucraina. “Solo” il 31% ritiene che sarà il Pacifico, futuro terreno di scontro tra USA e Cina, il teatro che più di tutti influenzerà il futuro dell’Italia nel mondo.
Il secondo dato che emerge poi dal report è quello relativo all’aspetto economico.
“Il lento andare nel tempo dell’economia ha sancito definitivamente che la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata. Nel ventennio 1963-1983 il valore del Pil, espresso in euro attuali, era raddoppiato, crescendo complessivamente di 731 miliardi di euro (+117,1%); nei successivi vent’anni, tra il 1983 e il 2003, l’incremento si era ridimensionato a 656 miliardi di euro (+48,4%); ma negli ultimi due decenni, tra il 2003 e il 2023, l’aumento è stato solo di 117 miliardi di euro (+5,8%). Negli intervalli di tempo considerati, il Pil pro-capite era aumentato di quasi 12.000 euro tra il 1963 e il 1983 (+96,7%), di oltre 11.000 euro tra il 1983 e il 2003 (+46,2%), di poco più di 1.000 euro tra il 2003 e il 2023 (+3,0%). Di fatto, in vent’anni (nel periodo 2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie italiane si è ridotto in termini reali del 7,0% e anche la ricchezza netta pro-capite delle famiglie è diminuita in un decennio (tra il II trimestre del 2014 e il II trimestre del 2024) del 5,5%”
Stretta tra preoccupazioni geopolitiche e crisi economiche internazionali, la popolazione italiana, stando a quanto emerge dallo studio, si è richiusa su sé stessa, seguendo il trend che caratterizza tutto il mondo Occidentale, scatenando quella che viene definita “guerra delle identità”.
L’insicurezza economica e politica è accompagnata dalla messa in discussione dei grandi valori unificanti del passato modello di sviluppo (il valore irrinunciabile della democrazia e della partecipazione, il conveniente europeismo, il convinto atlantismo), a dimostrazione di ciò il rapporto snocciola dati preoccupanti.
In primis la crescita costante del tasso di astensione, che alle ultime elezioni europee del 2024 ha toccato un livello mai raggiunto prima nella storia repubblicana, pari al 51,7%. A questo si accompagna un totale distacco verso quegli strumenti della mobilitazione collettiva che un tempo erano ampiamenti utilizzati. Il 55,7% degli italiani oggi considera inutili le manifestazioni di piazza e i cortei di protesta.
Addirittura, l’84,4% degli italiani è convinto che ormai i politici pensino solo a sé stessi e il 68,5% ritiene che le democrazie liberali occidentali non funzionino più; è evidente che la società non si riconosca più nelle grandi matrici valoriali unificanti del passato, neppure l’occidentalismo. Il 70,8% degli italiani esprime oggi un più o meno viscerale antioccidentalismo ed è pronto a imputare le colpe dei mali del mondo all’Occidente (USA in testa), accusato di arroganza e doppio standard morale.
Il rapporto, dunque, mette in guardia, ma quali sono le soluzioni possibili per arrestare questa corsa verso il disastro?