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Di che colore è il cielo in Palestina?

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Nella giornata di giovedì 5 dicembre, presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, si è tenuto un seminario su La Palestina tra politica, informazione e guerra nella crisi del mondo globale.

Molti sono i nomi degli esperti che hanno dato un volto a questo significativo evento, partendo da Antonello Petrillo, sociologo e professore dell’omonimo corso presso l’UNISOB, continuando con Omar Suleiman, rappresentante della Comunità Palestinese di Napoli, per poi giungere a Rosalba Belmonte, studiosa presso l’Università degli Studi della Tuscia, Enzo Nucci, del direttivo di Articolo 21, Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri e corrispondente de Il Manifesto, ed Eliana Riva, caporedattrice di Pagine Esteri, nonché documentarista. Conclude il cerchio il coordinatore Fabrizio Greco, studioso presso l’UNISOB.

È bene precisare che quando si trattano temi così spinosi sia necessario utilizzare un linguaggio che non cerchi di attribuire pari responsabilità a gruppi etnici differenti, laddove pari responsabilità non ve ne sono.

L’ottica bipartisan non regge il confronto con la realtà: quello in Palestina non è uno scontro ad armi pari; è un genocidio. Non si tenta dunque una ricerca di giustificazioni più o meno storiche dei recenti avvenimenti in Medio Oriente, come nel mondo globale; si tratta, invece, di rappresentare la realtà per quello che è.

Riprendendo il modello di ricerca weberiano, i nostri interlocutori hanno, ognuno nella propria aria di competenza, dato il proprio contributo nella ricostruzione dei fatti reali che dall’ormai 7 ottobre 2023 sono divenuti di pubblico interesse.

Introduce il discorso Antonello Petrillo, che illustra, con un detto ripreso da Christian Rocca, cosa dovrebbe fare un giornalista: rappresentare la realtà rifacendosi ai fatti. Sottolinea dunque l’importanza di questi Fatti, che non devono veicolare la posizione ideologica di chi li comunica, ma che devono invece permettere a chi li legge di farsi una propria idea sulla realtà circostante.

I fatti son dunque questi: non esiste un conflitto israelo-palestinese, in quanto non è possibile parlare di una guerra tra due organizzazioni alla pari, e mai sarà applicabile una soluzione a due Stati tra popoli costantemente divisi da muri materiali ed ideologici.

Proprio su questo punto riprende il filo Rosalba Belmonte, che, introducendo il suo nuovo libro, Senza Stato: il fallimento del progetto nazionale palestinese, ci rivela la sua sfiducia in merito alla possibilità che possa nascere uno Stato di Palestina, denotando l’assenza di uno dei tre elementi costitutivi dello Stato: il territorio.

Ed è proprio il territorio il fulcro del suo nuovo libro. Si posiziona su un binario parallelo Michele Giorgio, che compone un breve excursus storico del movimento Sionista, raccontando anche degli innumerevoli documenti che attestano l’interesse collettivo nel fondare uno Stato palestinese, interesse sempre contrastato da Israele.

Successivamente esordisce Enzo Nucci, il quale denuncia le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, il cui Primo Ministro ha ricevuto un mandato di accusa dalla Corte Penale Internazionale. Lo Stato ebraico si è macchiato di crimini di guerra efferatissimi, dall’uccisione di donne e bambini, all’utilizzo di armi proibite dalle convenzioni ONU, passando infine, per la persecuzione attiva dei giornalisti.

Ospite d’onore di questo seminario è Omar Suleiman, che contribuisce al dibattito condividendo episodi della propria esperienza di vita in Medio Oriente. Durante il suo intervento, denuncia non solo la condotta fuorilegge di Israele, bensì anche l’approccio eurocentrico ed accomodante dell’Occidente contro la causa palestinese.

Conclude il percorso la documentarista Eliana Riva, la quale condivide le sue esperienze giornalistiche sul territorio mediorientale, arricchendo il discorso attraverso la presentazione di un cortometraggio sui massacri di Sabra e Shatila in Libano nel 1982.

Oggi, dopo 76 anni di continue sopraffazioni, il mondo sembra ancora assopito nel silenzio; Gramsci non aveva tutti i torti nell’odiare gli indifferenti.


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